“Erano pronti a tutto, anche a commettere nuove rapine. Quindi era una banda che andava assolutamente fermata”. Così il comandante provinciale dei Carabinieri a margine della conferenza stampa in cui le autorità hanno presentato l’epilogo delle indagini relativa a due rapine avvenute a Brescia nelle scorse settimane, una delle quali alla gioielleria Rossana di via X Giornate in pieno centro storico.
Il lavoro congiunto di Procura, Carabinieri e Polizia ha permesso di ricostruire in breve tempo l’accaduto e di portare all’arresto di tre persone. Altre sette sono inoltre state oggetto di perquisizione.
L’indagine è iniziata dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Una mole non indifferente di materiale da visionare. La svolta è però arrivata quando in castello è stata individuata un’auto sul cui bagagliaio c’era una borsa gialla del food delivery, del tipo utilizzato anche durante la rapina.
Il mezzo, lo stesso sia per via X Giornate che per la rapina al compro oro di via Orzinuovi, era intestato a un parente di uno dei membri della banda. Il gruppo era molto giovane, dai 20 ai 25 anni, ed era formato da un senegalese, un albanese e un marocchino con cittadinanza italiana. Il primo era presente a entrambi i colpi, l’albanese in centro storico e il marocchino in via Orzinuovi.
Un altro passaggio importante per l’identificazione è stato nei tentativi di questi giovani di piazzare la refurtiva. Hanno infatti avuto qualche difficoltà a monetizzare alcuni gioielli e due orologi, venduti a un ricettatore poi fermato dalle forze dell’ordine. Vivevano in modo agiato, non disdegnavano auto di lusso e nelle loro abitazioni sono stati recuperati 145mila euro, insieme ai monopattini elettrici usati per fuggire e una pistola scacciacani.
E poi c’è la donna, la complice che avrebbe aiutato i rapinatori a entrare nei negozi. In realtà le donne sarebbero due e quella attualmente indagata avrebbe partecipato all’assalto di X Giornate.