17 maggio 1990, l’Organizzazione mondiale della sanità rimuove l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, definendola “una variante naturale del comportamento umano”. Per questo, dal 2004, quel giorno di maggio è divenuto la Giornata internazionale contro l’omotransfobia.

Sono però ancora molti i Paesi del mondo in cui l’omosessualità è considerata un reato punibile con la reclusione, o ancor peggio con la pena di morte. “Circa sessanta” ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio per questa Giornata.

Dal 17 maggio 2023 a oggi in Italia si sono verificati 103 episodi omofobi che hanno coinvolto 161 vittime: 29 hanno subito aggresioni isolate, 60 di gruppo, 69 hanno subito atti discriminatori non aggressivi ma di rilevanza penale, una è stata uccisa e due sono state indotte al suicidio.

“L’Italia non è immune da episodi di omotransfobia: persone discriminate, schiacciate da pregiudizi, che spesso sfociano in inaccettabili discorsi d’odio, aggredite verbalmente e fisicamente – le parole di Mattarella – Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità. La violenza dei giudizi, di cui tanti cittadini sono vittime solo per il proprio orientamento sessuale, rappresenta un’offesa per l’intera collettività”.

Il messaggio di Mattarella

“I principi di eguaglianza e non discriminazione, sanciti dalla nostra Costituzione, sono un presupposto imprescindibile per il progresso di qualsiasi società democratica e per la piena realizzazione di ogni persona umana.

Sono più di sessanta i Paesi nel mondo in cui l’omosessualità viene punita con la reclusione, in alcuni ancora si rischia persino la pena di morte.
L’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui libertà, costituiscono lacerazioni alla convivenza democratica.

L’Italia non è immune da episodi di omotransfobia: persone discriminate, schiacciate da pregiudizi, che spesso sfociano in inaccettabili discorsi d’odio, aggredite verbalmente e fisicamente.

Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità. La violenza dei giudizi, di cui tanti cittadini sono vittime solo per il proprio orientamento sessuale, rappresenta un’offesa per l’intera collettività.

L’impegno delle Istituzioni deve essere orientato a fornire, soprattutto alle nuove generazioni, gli strumenti per comprendere le diversità delle esistenze e delle diverse esperienze umane, per una società inclusiva e rispettosa delle identità”.