Ora la Peste suina africana inizia a far paura anche a Brescia. Ormai da diverso tempo la Psa si sta palesando nell’ovest lombardo con diversi focolai (non è la prima volta negli ultimi anni), ma adesso il morbo si sta pericolosamente avvicinando alla nostra provincia che attualmente non è compresa fra le zone di restrizione.

Attualmente i focolai individuati sono 19, l’ultimo dei quali riscontrato proprio in queste ore a Lodi. Gli altri sono stati accertati a Milano e a Pavia. Secondo i dati dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, nel solo 2023, i Paesi membri interessati sono stati 14. Ciò significa che in rapporto all’anno precedente i focolai sono quintuplicati.

Coldiretti Brescia, quale causa principale di diffusione, punta nuovamente il dito sui cinghiali: “La malattia viaggia sulle gambe dei cinghiali – conferma infatti la presidente Laura Facchetti – ed è urgente attivare tutte quelle misure utili a contenere e bloccare la diffusione del virus a partire da piani concreti di abbattimento dei selvatici”.

L’associazione tiene però a specificare che, nonostante la fase d’emergenza, il consumatore può stare tranquillo. Infatti il virus interessa solamente gli animali, quindi “non ci deve essere nessuna preoccupazione per la sanità e la salubrità dei prodotti che finiscono sulle tavole dei cittadini”.

Il commissario alla Peste suina Giovanni Filippini ha presentato in queste ore la nuova ordinanza di contenimento a partire dalla chiusura dei varchi autostradali aperti nelle zone colpite, oltre a un’intensificazione nel depopolamento dei cinghiali.

“Per affrontare questa crisi servono interventi coordinati e un grande sforzo collettivo – ha aggiunto l’assessore regionale Alessandro Beduschi – Non c’è spazio per improvvisazioni o egoismi, dobbiamo fare squadra”.