L’esperimento effettuato durante il primo grado di giudizio, con la carcassa di un maiale depositata in un fonro simile a quello della fondera di Marcheno, è stato determinante per la conferma della condanna. Lo si evince dalle motivazioni depositate della Cassazione della sentenza che, lo scorso primo luglio, ha ribadito l’ergastolo per Giacomo Bozzoli. L’accusa è quella di aver ucciso, in concorso con Oscar Maggi e Giuseppe Ghirardini, lo zio Mario.
“Durante l’esperimento giudiziale e l’introduzione della carcassa di un maiale già deceduto nel forno di una fonderia simile a quello della Bozzoli, i periti avevano verificato la completa carbonizzazione dell’animale e la polverizzazione dei resti – ha scritto la Cassazione secondo quanto riporta l’Ansa – Ciò dimostrava che il mancato rinvenimento di residui della vittima non entrava in contraddizione con la tesi di accusa, secondo il cui il corpo di Mario Bozzoli sarebbe stato distrutto all’interno del forno grande dello stabilimento di Marcheno”.
Secondo la dottoressa Cattaneo, consulente del Pm, questa tesi era inverosimile poiché qualche residuo negli scarti ci sarebbe dovuto essere. L’esperimento succesivo, voluto dal presidente della Corte d’Assise Roberto Spanó, supera nei fatti questa consulenza ridando valore alla ricostruzione dell’accusa.