Un’associazione mafiosa di matrice ‘ndranghetista operativa nel territorio bresciano dedita a estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio.
È l’obiettivo della maxi operazione scattata dalle prime ore di questa mattina da parte degli investigatori della polizia di Stato e i militari della guardia di finanza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Brescia.
I militari hanno eseguito 25 misure le misure cautelari, il sequestro preventivo per oltre 1,8 milioni di euro oltre a numerose perquisizioni non solo nella provincia di Brescia ma anche in quelle di Reggio Calabria, Milano, Como, Lecco, Varese, Verona, Viterbo e Treviso.
“SCAMBIO ELETTORALE POLITICO MAFIOSO”
Gli investigatori hanno contestato, anche, il reato di scambio elettorale politico mafioso. Contestualmente i Carabinieri del comando provinciale di Brescia stanno eseguendo un’ulteriore ordinanza cautelare emessa nell’ambito dello stesso procedimento penale, anche nei confronti di promotori e partecipi dell’associazione ‘ndranghetista per gli stessi reati ma aggravati dal metodo mafioso.
Gli arrestati
Fra i destinatari di ordinanza di custodia cautelare anche due politici locali bresciani. Giovanni Acri, ex consigliere comunale in Loggia per FdI e finito ai domiciliari, è accusato di concorso in associazione di stampo mafioso perché in qualità di medico avrebbe prestato “soccorso e cure mediche” a uomini appartenenti o vicini al clan di ‘ndrangheta dei Tripodi. In particolare, avrebbe medicato un uomo rimasto ferito durante una rapina ai danni di un furgone portavalori commessa in concorso con Francesco Tripodi, all’epoca latitante.
È indagato per voto di scambio aggravato dall’agevolazione mafiosa Mauro Galeazzi, una volta candidato alle elezioni comunali di Castel Mella, perché, in vista delle elezioni del 2021, avrebbe accettato la “promessa” di Stefano e Francesco Tripodi di farsi procurare dei voti in cambio del suo intervento per “l’aggiudicazione di concessioni, autorizzazioni, appalti, lavori e servizi pubblici” al clan.
Ha fatto poi notizia l’arresto, sempre ai domiciliari, di suor Anna Donelli. La religiosa è accusata di aver fatto da tramite fra il clan Tripodi e un detenuto. Avrebbe infatti sfruttato la possibilità in entrare e uscire dall’istituto detentivo per gli impegni legati alla fede, per trasmettere messaggi dall’esterno.