Caso Bozzoli: al vaglio le testimonianze per risolvere il mistero
Il caso Bozzoli continua a tenere banco nelle aule dei tribunali. Non solo l’analisi dei conti e i risultati dei consulenti da riesaminare. L’intenzione attuale della procura generale di Brescia, la quale nelle scorse settimane ha avocato l’inchiesta sulla morte dell’imprenditore Mario Bozzoli, è quella di ripercorre e scansionare qualsiasi elemento raccolto in questi due anni. Elementi utili per risolvere il caso dell’uomo scomparso nel nulla la sera dell’8 ottobre del 2015. Sul tavolo dei giudici sono ricomparse anche le dichiarazioni testimoniali rese nel tempo, utili ad inquadrare meglio il contesto in cui è maturato il «giallo». Tra queste una in particolare è finita sotto la lente degli inquirenti tanto da ritenerla «cristallizzata» in sede di incidente probatorio davanti al gip. Un modo per poterla rendere valida a tutti gli effetti, quindi utilizzabile, in un eventuale processo. Ieri davanti al giudice avrebbe dovuto comparire una ragazza che anni fa avrebbe avuto una relazione con Giacomo Bozzoli, relazione finita nel 2011. L’uomo risulta essere iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio dello zio insieme al fratello Alessandro e a due operai della fonderia Bozzoli presenti in fabbrica quella sera. Si tratta di Oscar Maggi e il senegalese Abu Akwasi. L’udienza è slittata di una decina di giorni: uno dei legali di Maggi, del foro di Milano non ha infatti ricevuto l’avviso di comparizione.
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