I livelli di inquinanti dispersi nell’aria e nei corsi d’acqua sono al di sotto della soglia di sicurezza, ma nelle falde più superficiali da cui attingono i pozzi privati di Bassano Bresciano è stata riscontrata presenza di sostanze potenzialmente tossiche.
Sono queste le conseguenze del rogo che domenica ha distrutto parte della “4 B Treatment” con la colonna di fumo nero visibile a chilometri di distanza. Per tutta la giornata di lunedì gli uomini dell’Arpa hanno effettuato le verifiche del caso dopo la possibilità di dispersione di “veleni” in aria come in acqua.
L’unica criticità emersa riguarda le falde acquifere e i punti di emungimento dove si approvvigionano i pozzi privati. Per tale ragione resta in vigore l’ordinanza del sindaco di Bassano Bresciano, Giovanni Paolo Seniga a vietare il consumo dell’acqua non attinta dall’acquedotto comunale.
Fortunatamente il danno ambientale è stato contenuto ma pesanti sono state le ripercussioni. Dal punto di vista lavorativo con l’impianto chiuso per effettuare la bonifica, dal punto di vista ambientale con l’inquina mento di alcune falde.
Difficile al momento fare previsioni su quanto potrà ripartire la produzione. Dagli accertamenti effettuati il fibrocemento del tetto della «4 B Treatment» andato in fumo non aveva presenza di amianto. Le verifiche alle falde continueranno anche nelle prossime ore saranno per scongiurare contaminazioni.
Sulla dinamica del rogo non sembrano esserci più dubbi: le fiamme sono divampate a causa di un corto circuito avvenuto in una vasca di galvanizzazione che conteneva nichel ed altre sostanze chimiche. Da qui la deflagrazione udita nitidamente dai cittadini di Bassano.