“I ristoranti e i bar potranno occupare il suolo pubblico senza pagare la Tosap, la tassa di occupazione suolo pubblico”. L’annuncio è del Premier Conte in diretta tv, illustrando le misure contenute nel Decreto Rilancio.
La misura, che il Premier dice di aver concordato con l’Anci, l’associazione dei comuni italiani, va però in direzione diametralmente opposta a quella del Comune di Brescia che solo qualche ora prima aveva deliberato per il pagamento dei plateatici (VEDI LA DELIBERA CLICCANDO QUI) , ad eccezione di un’estensione del 50% riconosciuta a titolo gratuito come compensazione per l’ampliamento dello spazio tra un tavolino e l’altro
Per essere chiari: la delibera del Comune di Brescia prevede l’azzeramento del dovuto da bar e ristoranti per i mesi di marzo, aprile e maggio ma del resto erano chiusi in forza di un’ordinanza del Governo e pensare che dovessero pure pagare l’occupazione del suolo pubblico, in questo momento, sarebbe stato fuori dal Mondo, anche se questo ha indubbiamente arrecato un importante mancato introito alle casse comunali
La stessa delibera prevede anche la possibilità di estendere del 50% la metratura per la quale l’esercizio commerciale è stato autorizzato ad occupare. Un’estensione gratuita. Ma in virtù delle normative anti Covid-19 sarà obbligo distanziare di 2 o forse più metri un tavolino dall’altro. E questo significa poter installare molti tavoli in meno. Senza calcolare che per alcuni (non sappiamo ancora quanti) esercizi commerciali l’estensione del 50% non sarà possibile per una serie di impedimenti logistici.
E, alla fine, secondo la delibera comunale di Brescia, il bar o ristorante dovrebbe pagare fin dal suo primo giorno di apertura (al momento non sappiamo se sarà il 18 o il 24 maggio o addirittura il 1° giugno) il costo dell’occupazione suolo pubblico esattamente come la scorsa stagione.
Ma oggi non è la scorsa stagione e se piangono le casse del Comune figuriamoci quelle degli esercenti. Piccoli imprenditori chiusi da tre mesi, con dipendenti in cassa integrazione per i quali, probabilmente, hanno dovuto anticipare la cassa integrazione che ad oggi rimane un miraggio.
Bar e ristoranti che, a scontrini zero da tre mesi, per aprire devono sanificare i locali, adottare una serie di misure per i propri dipendenti e per i clienti, strutture per separare tavoli e, se non bastasse, i clienti che potranno servire saranno sicuramente molti meno di prima .
Le casse del Comune piangono, ed è comprensibile. Ma quelle di troppi esercenti rischiano invece di non aprirsi. Per sempre. E la Cosap allora sarà per il Comune un mancato introito per molto più una stagione.