“E’ molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus”. Stupore, questo è ciò che suscitano le parole della dottoressa Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell’Oms durante il briefing di ieri dell’Agenzia dell’Onu. Come riporta Repubblica, ormai è da mesi che si parla dei contagi partiti da persone che non presentavano i segnali della malattia, l’esperta dell’Oms ha spiegato che analizzando i dati di diversi Paesi che stanno seguendo casi asintomatici, è emerso che questi non hanno trasmesso il virus. Le parole della dottoressa hanno ovviamente scosso il mondo della medicina, tanti sono i professori scesi in campo per approvare e confutare la tesi in questione.

Carlo Federico Perno, direttore Medicina Laboratorio Ospedale Niguarda, dice che le parole di Van Kerkhove vanno interepretate con attenzione. “I dati della letteratura ci dicono che una persona può infettare le altre se la carica virale è tale da poter contagiarle. Lo si è nella fase pre sintomatica, ma questo però non accade nel giorno 0, nella fase iniziale. C’è poi la fase asintomatica post guarigione, quando il tampone è positivo. Secondo un recente studio coreano anche in questa fase non si è contagiosi. Ci sono inoltre le persone asintomatiche che non si ammalano. Su questi pazienti si sa poco perché non ci sono dati, ma anche loro sono poco contagiosi. Quindi c’è una parte delle persone che non hanno i sintomi della malattia che non sono contagiose”.

Massimo Andreoni, responsabile Malattie Infettive del Policlinico di Tor Vergata, ci tiene tutti sull’attenti: “La persona infetta pre sintomatica espelle già il virus ma non mostra sintomi ed è contagiosa. È ovvio che i sintomatici sono più contagiosi. Più la persona presenta sintomi, più è alta la carica infettante, ha più virus nel rinofaringe. Ma non si può dire che gli asintomatici non siano contagiosi. Lo sono, anche se in misura minore degli adulti, anche i bambini che sono spesso asintomatici”.

C’è anche un’altra variabile che aumenta la diffusione del contagio. “E’ la suscettibilità del soggetto esposto. Se è un paziente fragile, con un sistema immunitario debole, se è anziano o è un malato cronico, sarà più facile che si infetti. E’ per questo motivo che se una persona positiva entra in palestra infetta solo poche persone mentre in ospedale molte”, aggiunge Andreoni.