Nelle prime ore del mattino, nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Cremona e Ascoli Piceno, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, hanno dato esecuzione a un provvedimento cautelare nei confronti di quattordici soggetti, dei quali 12 in carcere e 2 ai domiciliari oltre a 20 perquisizioni. Il tutto nell’ambito dell’operazione “Atto finale” e le accuse sono di usura ed estorsione commessi con metodo mafioso in un contesto ‘ndranghetista.

L’attività degli investigatori – diretta dal Sost. Procuratore della Repubblica Roberta Panico della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, unitamente ai Sost. Proc. Erica Battaglia e Sost. Proc. Carlotta Bernardini – ha permesso di documentare, nonostante il periodo di lockdown, condotte intimidatorie ed estorsive, accordi e pagamenti usurari, accompagnati da pressioni e pretese economiche in danno di imprenditori, accordi per la spartizione degli illeciti guadagni, richieste di protezione criminale e gravi situazioni di esposizione a rischio per l’incolumità individuale.

In alcuni casi, è stata provata una vera e propria vendita di denaro a condizioni usurarie a un imprenditore del nord in difficoltà economiche, cercando di assicurarsi la certezza del rientro dell’investimento con i convincenti sistemi propri del metodo mafioso e dunque consentendo il conseguimento di fonti parassitarie di reddito.

In una situazione come quella pandemica, quando le difficoltà per molte realtà imprenditoriali si sono accentuate, sono iniziate le difficoltà nel sandare i propri debiliti con la malavita. Questo ha causato il “nervosismo” di alcuni indagati che hanno iniziato a minacciare inviando anche alcune immagini delle abitazioni private delle loro vittime con scopo intimidatorio.

le indagini però, hanno anche permesso di scoprire che alcune persone legate alla stessa associazione di matrice ‘ndranghetista, operavano nella provincia di Brescia commettendo frodi fiscali e reati di riciclaggio e usura.

Le verifiche ora procedono, ma intanto la Procura ha dichiarato che l’operazione “ha ulteriormente consentito di confermare il radicamento e l’operatività della ‘ndrangheta nel tessuto economico del distretto bresciano, la quale, avvalendosi, appunto, della creazione e dell’utilizzo di decine di società cartiere italiane ed estere ha assicurato un vorticoso giro di fatture false per decine di milioni di euro a vantaggio di imprese locali”.