Parlare di pesca in Lombardia significa mettere sul tavolo 150 imprese economiche oltre a circa 80mila pescatori sportivi appassionati di cui ben 15mila sono bresciani. Una delegazione di circa 250 persone si è ritrovata nelle scorse ore all’esterno di Palazzo Lombardia a Milano per protestare contro il divieto di immissione di trote e coregoni sancito dal Ministero per la Transizione Ecologica.
“Vogliamo far capire l’importanza economica della filiera della pesca, sia professionale che sportiva – ha detto l’assessore regionale Fabio Rolfi – Lo stop alla immissione di specie ittiche considerate alloctone è un danno enorme per l’economia e non c’entra nulla con la transizione stessa. Non si possono considerare alloctoni il lavarello e la trota, che sono presenti nelle acque lombarde da secoli”.
Secondo il decreto c’è la possibilità di chiedere delle deroghe. In questa direzione si è mossa la Regione per lavarello e salmerino alpino e il riconoscimento della autoctonia della trota mediterranea. In fase di istruzione anche la richiesta per fario e iridea.
Attualmente però da Roma le deroghe non arrivano e stando agli amimnistratori regionali aumentano invece le richieste di documentazione e studi integrativi.
“Nei prossimi giorni elaboreremo un documento da condividere con tutte le realtà interessate per chiedere una interlocuzione diretta con il ministro al quale si chiederà di riconoscere queste specie – conclude Rolfi – La richiesta congiunta e condivisa di tutte le regioni, le associazioni pescatorie, agricole, turistiche, piscicoltori e ristoratori non potrà essere ancora una volta messa da parte”.