“L’obbligo di Green Pass base per accedere ai negozi, che entrerà in vigore da martedì, trova i consumatori divisi: due italiani su tre ritengono che la misura renderà gli acquisti più sicuri. Ma quasi due milioni di persone, tra chi non è in possesso della certificazione vaccinale, potrebbero passare agli acquisti online”.
È quanto emerge da un sondaggio sui consumatori condotto da SWG per Confesercenti Lombardia Orientale su un campione di consumatori di età superiore ai 18 anni.
“A dichiarare di avere già il green pass è l’87% degli intervistati, una quota più larga del 64% che promuove la misura, ritenendola “una garanzia di maggiore sicurezza” – si legge nella nota di Confesercenti – Il restante 36% è poco convinto: il 10% non sa come giudicarlo, mentre il 26% dei consumatori intervistati lo vede come un impedimento che riduce l’accessibilità dei punti vendita. E solo il 10% di chi non è in possesso del pass annuncia la volontà di iniziare il percorso vaccinale per ottenerlo, mentre il 18% ricorrerà ai tamponi”.
“Il restante 72% invece non ha intenzione di munirsi di certificazione – continua la nota – E per ovviare alla restrizione, la metà di questi (il 48%, pari a quasi 1,9 milioni) passerà agli acquisti online, mentre il 36% li rimanderà e il 5% chiederà a familiari e amici dotati della certificazione di farli al proprio posto”.
La “paura” del Covid
“L’aumento dei contagi registrato nelle ultime settimane, infatti, ha già allontanato dai negozi moltissimi consumatori: il 22% dichiara di avere ridotto, per paura, l’acquisto nei negozi fisici, orientandosi sull’online, mentre il 28% è tornato a contare le persone dentro i punti vendita, aspettando fuori se ritiene ci sia la possibilità di assembramento”. Queste le stime che la nota riporta, analizzate prima dell’introduzione delle nuove restrizioni per l’uso della certificazione verde.
“Solo il 46% ritiene di non aver modificato le proprie modalità di consumo. Un quadro che il pass potrebbe addirittura peggiorare: in seguito all’introduzione dell’obbligo, infatti, il 14% dichiara che diminuirà ulteriormente gli acquisti nei punti vendita fisici, mentre solo il 9% ha intenzione di aumentarli in seguito all’obbligo”, aggiunge la nota.
Da una settimana circa però i contagi sembrano rallentare e il picco pare raggiunto. Sperando in un’andamento sempre migliore della situazione pandemica – soprattutto legata alla contagiosità della variante Omicron – i prossimi mesi, seppur condizionati dall’obbligo di green pass per entrare nei negozi, potrebbe non essere così nero.
Le parole della presidente di Confesercenti Lombardia Orientale
“Le rilevazioni Istat confermano l’allarme che lanciamo da tempo: la quarta ondata sta riportando indietro le lancette della ripresa, in particolare per il settore turismo, ripiombato in un forte stato di crisi. Si tratta di una nuova emergenza – ha commentato Barbara Quaresmini, presidente Confesercenti della Lombardia Orientale – che richiede un intervento immediato da parte della politica e delle istituzioni, a cominciare da misure atte a contenere i costi dei beni energetici e a sostenere l’occupazione; lo sconto sulla contribuzione per le imprese che accedono agli ammortizzatori sociali stabilito dal DL Sostegni è un passo in avanti, ma non sufficiente”.
“A rischio ci sono molti posti di lavoro, soprattutto tra le imprese di piccole e medie dimensioni del comparto.Vorrei sottolineare – ha aggiunto la presidente – che le imprese sono state sempre pronte a collaborare e che i commercianti mostrano una grande attenzione nel mettere al primo posto la sicurezza e la salute dei propri clienti; aspetto che. che ci auguriamo, convinca anche gli “indecisi”a scegliere i negozi fisici e a non privilegiare indistintamente il canale online. L’obiettivo rimane naturalmente un ritorno il più veloce possibile alla normalità, ma occorre monitorare l’impatto di questa situazione sui fatturati dei negozi, che già per tutta la fase emergenziale hanno visto il trasferimento di importanti quote di mercato verso l’e-commerce. Può diventare un problema non solo economico, ma anche sociale per le nostre città”.