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Si è schiantato nei pressi del villaggio di Kuzhenkino, nella regione russa di Tver, il velivolo Embraer Legacy 600 che trasportava il leader del gruppo paramilitare Wagner, Evgenij Prigozhin. Secondo le informazioni fornite dall’Agenzia federale per il trasporto aereo russo (Rosaviatsia) lo schianto al suolo è avvenuto alle 18:20 ora locale (le 17:20 in Italia) mentre il velivolo stava effettuando la rotta da Mosca a San Pietroburgo. A bordo del mezzo c’erano dieci persone, di cui sette passeggeri e tre membri dell’equipaggio.

Sul luogo dell’incidente sono stati rinvenuti i dieci corpi, tutti gravemente ustionati. Dopo il disastro, Rosaviatsia ha rivelato che Prigozhin era nell’elenco dei passeggeri e le autorità hanno aperto un procedimento penale per violazione delle norme sulla sicurezza del trasporto aereo. Dopo una serie di annunci sulla presunta morte di Prigozhin da parte dei media russi, l’ufficialità è arrivata con un comunicato di Rosaviatsia.

L’incidente aereo sembra essere avvenuto all’improvviso. Fonti di “Baza”, canale Telegram vicino ai servizi segreti, hanno riferito che immediatamente prima dell’incidente i piloti non avevano segnalato alcuna situazione di emergenza. Allo stesso tempo, secondo testimoni oculari, prima della caduta del velivolo, sono state udite delle esplosioni. Secondo alcune versioni citate da “Baza”, l’aereo di Prigozhin sarebbe precipitato a causa di un attacco terroristico. Il canale Grey Zone sostiene che l’aereo sarebbe stato abbattuto dalla difesa aerea russa. “Il capo della Wagner, eroe della Russia, un vero patriota come Evgenij Prigozhin è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia”, si legge sul canale di Telegram. “Anche all’inferno sarà il migliore! Gloria alla Russia”, conclude il messaggio. Tuttavia, finora non c’è conferma di questa versione.

Il portale di monitoraggio aereo Flightradar ha pubblicato un rapporto sullo schianto del volo privato. Alle 18:10 ora di Mosca (le 17:10 in Italia) il velivolo è salito a un’altezza di 8,5 chilometri nel cielo della regione Tver e ha proseguito a quest’altezza per circa 9 minuti, per poi salire a 9,1 chilometri. Alle 18:19 l’Embraer Legacy 600 ha iniziato a cadere e, stando alle prime informazioni a disposizione, senza che prima si verificassero delle manovre che potrebbero indicare eventuali problematiche o guasti. L’aereo, quindi, ha perso improvvisamente quota, scendendo di 2.500 metri in 22 secondi. Dopo poco le comunicazioni con l’aereo sono state interrotte, evidentemente a causa dello schianto al suolo.

L’aereo è andato in pezzi durante la caduta e parte dei detriti è finita a due chilometri da quella che si ritiene essere l’area dell’impatto, in quanto in questo luogo sono presenti la maggior parte dei detriti del velivolo. Solo quando la commissione d’inchiesta incaricata da Rosaviatsia, identificherà tutti i frammenti del velivolo e, in particolare, le scatole nere, sarà possibile avere una versione preliminare di quanto accaduto. Rosaviatsia ieri sera ha identificato tutti i passeggeri a bordo del velivolo: tra i sette passeggeri il fondatore del gruppo paramilitare russo Wagner, Evgenij Prigozhin, e il suo vice, Dmitrij Utkin. A bordo anche Sergej Propustin, Evgenij Makaryan, Aleksander Totmin, Valerij Chekalov e Nikolaj Matuseev. Il velivolo era pilotato da Alekseij Levshin, affiancato da Rustam Karimov, mentre l’assistente di volo registrata si chiamava Kristina Raspopova. Alle 4:30 del mattino ora locale (le 3:30 in Italia) sono arrivati sul posto due furgoni mortuari che alle 6 (le 5 in Italia) sono ripartiti verso l’obitorio di Tver, con a bordo i resti delle vittime.

Vale la pena ricordare che nell’autunno del 2019 era circolata la notizia della morte di Prigozhin, dopo lo schianto di un aereo da trasporto militare in Congo. In seguito si era scoperto che nello schianto erano morti dei cittadini russi, ma non il capo del gruppo Wagner. L’incidente aereo è avvenuto esattamente due mesi dopo l’ammutinamento di Prigozhin e del gruppo Wagner che, nella notte fra il 23 e 24 giugno scorsi, da Rostov sul Don, al confine con l’Ucraina, iniziarono a marciare alla volta di Mosca per ottenere le dimissioni del ministro della Difesa Sergej Shoigu e del capo di Stato maggiore della Difesa, Valerij Gerasimov. L’avanzata dei mercenari, come riferito da fonti russe, si è fermata solo in seguito alla mediazione del leader bielorusso Aleksandr Lukashenko. Ieri sera l’edificio del gruppo Wagner a San Pietroburgo è stato illuminato disegnando una croce, un chiaro gesto volto a commemorare la scomparsa del leader e fondatore della compagnia paramilitare.

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