Il 24 agosto del 2016 alle 3.36 della notte una forte scossa di terremoto ha colpito Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Il sisma, di magnitudo 6.0 aveva come epicentro la valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli (provincia di Rieti) e Arquata del Tronto (provincia di Ascoli Piceno). Un bilancio tragico: 299 morti, 365 feriti e 41mila sfollati. La ferita più grande è stata inferta ad Amatrice, che piange 237 morti, Accumoli 11 mentre nelle Marche, ad Arquata del Tronto, ci sono stati 51 morti. “Il ricordo della notte del terremoto ad Amatrice farà parte della mia vita fino a quando sarò su questa terra. Io ricordo davvero pochissimo della notte tra il 23 e il 24 agosto del 2016”. Lo racconta ad “Agenzia Nova” Sergio Pirozzi, consigliere regionale del Lazio che allora era il sindaco del paese. Di lui si ricorda la voce rotta mentre dice, al telefono a un cronista “Amatrice non c’è più”. “Ho avuto subito la sensazione che il paese non ci fosse più perché la porta principale del 1400, porta Carbonara, di fronte casa mia, era un cumulo di fumo. C’era solo polvere. Ho portato in salvo la famiglia, i vicini, poi ho guardato la porta storica e ho capito che Amatrice non c’era più – ha raccontato Pirozzi -. Questo è un dolore che porto dentro. Ancora oggi, di tanto in tanto, mi sveglio alle 3.36. Una esperienza che non auguro a nessuno. Ma penso di essere stato all’altezza della situazione”.
Il consigliere, che è anche presidente della commissione regionale per la ricostruzione, ha partecipato questa notte alla veglia che si tiene ogni anni da tre anni in ricordo delle 299 vittime, 237 del suo paese, ma non sta se questa mattina si presenterà “alla funzione religiosa, non so se ci andrò, mi aspetto delle scuse”. La ricostruzione va a rilento e Pirozzi è molto duro con il governo e la gestione della ripartenza dopo il sisma del centro Italia. A quattro anni dalla tragedia, il borgo storico non c’è ancora, il vecchio centro è ancora un cumulo di macerie. Nonostante i soldi stanziati, circa 2,2 miliardi di euro oltre il 90 per cento delle case è da ricostruire o riparare. Per quanto riguarda gli interventi pubblici, su circa 1.500 edifici tra scuole, caserme, ospedali, musei, impianti sportivi, solo 86 sono stati ricostruiti. La ricostruzione privata si aggira intorno all’8 per cento, quella pubblica è quasi allo zero.
“La situazione ad Amatrice, ma anche negli altri territori colpiti dal sisma del centro Italia, non è cambiata ed è certificata dai numeri. La ricostruzione privata è ferma all’8 per cento quella pubblica allo 0 per cento, per cui qualcosa non va”. Da qui la richiesta di scuse di Sergio Pirozzi: domani sarebbe meglio che vadano tutti al mare perché questa lentezza è una responsabilità politica o una non volontà. Dopo la messa coloro i quali hanno guidato in questi anni il governo e che hanno nominato i commissari che si sono succeduti – ne sono cambiati più che allenatori di calcio, quattro in quattro anni – invece di dire ‘va tutto bene, parte la rinascita’ vorrei dicano ‘scusate, abbiamo sbagliato, ricominciamo con criteri nuovi, con nuovo entusiasmo’ – continua duro Pirozzi -. Ho fatto tantissime proposte in questi anni, da sindaco, da consigliere regionale, da presidente di commissione regionale per la ricostruzione, che sono state bocciati dalla maggioranza di governo in Parlamento. Anche se la ricostruzione ripartisse, e mi auguro di si, avremo comunque perso degli anni. Che pesano sulle comunità che sono rimaste lì, perché quando vivi in un paese che non c’è più, senza chiese, piena di macerie, con impalcature ferme, parte anche un misto di rabbia. E invece sarebbe bastato ascoltare chi ha avuto una visione: io ho sempre detto che la priorità doveva essere il lavoro. Prima il lavoro, poi le case, poi le chiese. Sarebbe una bella figura per il Paese, fare un bel bagno di umiltà, sentir dire, con il capo cosparso di cenere, ‘abbiamo sbagliato, uniamo le migliori forze per risolvere’, invece mi aspetto tutto il contrario: qualche passerella, l’inaugurazione di qualche appartamento che comunque sarebbe inutilizzabile perché ancora mancano i collegamenti fognari, tutto a uso e consumo della stampa ‘di regime’. Sarebbe una bella pagina politica, ma io sono un inguaribile sognatore”.
E tornando sulla gestione della ricostruzione, Sergio Pirozzi critica anche i continui cambi al vertice: “Io sono sempre stato a disposizione di tutti i commissari straordinari per la ricostruzione. L’attuale, Giovanni Legnini, lo conosco da poco, ma quello che ho apprezzato di più è stato Vasco Errani. Ci scontravamo ma abbiamo sempre trovato delle soluzioni per il bene dei paesi e dei cittadini colpiti dal sisma del centro Italia. Di fronte all’emergenza non c’è colore politico. Al commissario Legnini ho ribadito le mie posizioni: si deve entrare a gamba tesa sulla ricostruzione pubblica, dare ossigeno al lavoro, rinnovare la zona urbana franca speciale almeno fino al 2027. Mi auguro non ci sia l’ennesimo cambio di ‘allenatore’ a fine anno. Oggi per me il sistema Italia è retrocesso in serie B. Mi auguro che Giovanni Legnini sia un bravo allenatore, che sappia ascoltare le voci, perché i numeri fanno paura”. © Agenzia Nova – Riproduzione riservata