Il 2020 sarà per Brescia il primo anno senza carbone, in largo anticipo rispetto alle indicazioni del Piano nazionale integrato energia e clima, che prevede l’eliminazione del combustibile fossile entro il 2025. La città della Leonessa sarà dunque la prima città italiana a non utilizzare il carbone. Il progetto si inserisce in un piano di investimenti che vale 105 milioni di euro, varato per sostituire carbone e gas, utilizzati nelle centrali termoelettriche, con fonti più green tra le quali il recupero e il riutilizzo del calore industriale generato dalle acciaierie, prima disperso nell’ambiente.
Saranno inoltre realizzati tre nuovi serbatoi per l’accumulo di acqua calda per una capacità di 10 mila metri cubi presso le due centrali cittadine; un impianto fotovoltaico da 250 KW (entro l’estate); un nuovo sistema ad altissima efficienza per abbattere ulteriormente gli ossidi di azoto, già molto al di sotto dei limiti di legge; il recupero di calore dai fumi del termoutilizzatore. L’accelerazione green della città lombarda, come riporta Repubblica.it si inserisce in un contesto già ampiamente sostenibile. Si sfruttano al massimo le risorse disponibili sul territorio: il calore viene prodotto in impianti cogenerativi ad alta efficienza o recuperato da cicli produttivi industriali e di trattamento dei rifiuti. L’attenzione all’ambiente e all’eliminazione di ogni spreco energetico viene da lontano: nel 1972 Brescia è stata la prima città italiana a dotarsi di un sistema di teleriscaldamento, sull’esempio delle città del nord Europa.
Già dagli anni Settanta le caldaie condominiali sono state sostituite da uno scambiatore termico, che permette di trasferire il calore all’impianto di distribuzione interna dell’edificio. Dal suo avvio, il teleriscaldamento ha permesso di spegnere oltre 20mila impianti singoli e oggi, grazie a 670 km di tubazioni, sono allacciati 21.100 edifici nei quali vivono 130mila abitanti. Uno studio dell’Università di Brescia, promosso da A2A Ambiente e da Ramet, il Consorzio delle maggiori aziende metallurgiche della provincia, ha analizzato il contributo delle diverse fonti emissive alla qualità dell’aria, in termini di concentrazioni di particolato fine, biossido di azoto e ozono. L’impatto complessivo sulla concentrazione media di particolato fine (PM10) dei tre impianti che alimentano il sistema di teleriscaldamento bresciano è risultato minimo (0,2%), rispetto al riscaldamento domestico (23%), al traffico (18%), alle attività industriali (20%) e agricole (17%).