Appalti truccati in Valcamonica: emergono nuovi inquietanti aspetti
Il vaso di pandora scoperchiato dagli agenti della Guardia di Finanza sugli giro di appalti truccati in Vallecamonica ha portato alla luce un fitto sottobosco malavitoso negli ambienti degli imprenditori invischiati in questa vicenda. Nell’inchiesta sono coinvolti una cordata di imprenditori, in tutto una quindicina, che sarebbero stati preventivamente informati e “addestrati” sui bandi di gara in arrivo. A far saltare il banco sarebbe stato un imprenditore il quale si sarebbe rifiutato di partecipare a una gara, in cambio di un altro appalto. “Pago quattro albanesi e gli faccio spaccare le gambe” avrebbe detto in un’intercettazione telefonica registrata uno degli indagati eccellenti. Tra i nomi di spicco emersi durante l’attività di indagine sarebbe emerso quello del sindaco di Malonno Stefano Gelmi, geometra di 41 anni che si è già dimesso dall’incarico. L’uomo è stato posto in stato di arrestato e condotto nel carcere di Canton Mombello dai carabinieri. A procedere con l’ordine di carcerazione è stata la Procura di Brescia su richiesta del pubblico ministero Ambrogio Cassiani. Le ditte compiacenti venivano informate preventivamente della pubblicazione del bando di gara al fine di poter saturare con le loro offerte il numero dei concorrenti ammissibili alla procedura negoziale e ridurre al minimo i ribassi d’offerta. Le ditte, secondo i Carabinieri, costituivano una vera e propria cordata volta allo scopo di far vincere una determinata impresa e beneficiare dei conseguenti sub-appalti, evitando così una scomoda concorrenza. Secondo il disegno riscontrato Gli amministratori pubblici ottenevano denaro contante o commesse per i propri familiari, gli imprenditori “appalti con cospicui margini di guadagno
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