Appelli bipartisan e da ogni livello della politica bresciana per salvare la filiale della Banca d’Italia. Da qualche ora a questa parte è emersa l’ipotesi che la sede di corso Martiri possa chiudere i battenti lasciando orfana non solo la nostra provincia, ma anche quelle di Mantova e Cremona. Da quel momento, le uniche filiari di riferimento rimarrebbero quelle di Bergamo e di Milano.
“È un provvedimento che trovo poco comprensibile e certamente dannoso per la nostra comunità – ha tuonato la sindaca Laura Castelletti – La chiusura della sede della Banca d’Italia in una città capoluogo di provincia con uno dei Pil più alti della nazione è una scelta illogica, che certo non accolgo con favore”.
“Questa chiusura non solo segnerebbe un distacco simbolico dalla nostra comunità, ma avrebbe anche ricadute concrete sul tessuto economico e sociale locale – ha aggiunto il presidente della Provincia Emanuele Moraschini – La filiale di Brescia ha un ruolo cruciale: garantisce la vigilanza sulle banche locali, gestisce e controlla la circolazione di moneta in Lombardia e fornisce un punto di riferimento per i territori di Cremona e Mantova”.
“Auspichiamo – hanno concluso i due esponenti politici in una nota congiunta – che la direzione di Palazzo Koch riveda questa decisione ingiustificata e non rappresentativa di un territorio così vivo e attivo dal punto di vista imprenditoriale ed economico”.
Sono però molte le reazioni a questa notizia. “Spero vivamente in una battaglia congiunta e unanime, che superi le differenze politiche, per ottenere questo risultato – ha dichiarato il deputato di Azione Fabrizio Benzoni – Io intanto ho chiesto un incontro a Banca Italia così da comprenderne le motivazioni”.
Ha invece deciso di affidare il proprio commento ai social il leader dell’opposizione in Loggia Fabio Rolfi: “Non è una bella notizia per la città – ha scritto – ancora una volta considerata subalterna a Bergamo e Milano”.