Anche in questo 2024 Brescia onorerà i propri cittadini illustri con la cerimonia del Famedio, l’inserimento del pantheon bresciano delle personalità che sono mancate durante l’anno precedente. I tre nomi selezioni nelle scorse settimane dall’apposita Commissione sono: Padre Pier Giordano Cabra, Francesco Braghini e Giuseppina “Giosi” Archetti.
TUTTI I CITTADINI ILLUSTRI DEL FAMEDIO
La cerimonia si terrà sabato 9 novembre al cimitero Vantiniano di via Milano. Chiara Milini (voce), Samantha Chieffallo (pianoforte) e Ilaria Giorgi (violoncello) eseguiranno musiche tratte dal repertorio sacro e pagine di Ennio Morricone e Leonard Cohen. Le letture saranno invece a cura di Giuseppina Turra.
A partire dalle 10.30, all’ingresso principale del cimitero, per i cittadini che hanno difficoltà a camminare sarà messa a disposizione un’auto che li accompagnerà fino al Famedio.
I bresciani illustri
Questa la breve biografia dei tre bresciani illustri che sabato saranno commemorati e inseriti nel Famedio di Brescia.
Padre Pier Giordano Cabra
Sacerdote, insegnante e teologo
Gambara 10 ottobre 1932 – Brescia il 2 novembre 2023
Originario di Gambara, classe 1932, versatile, poliedrico e straordinario comunicatore Padre Pier Giordano Cabra è stato capace di intercettare gli interessi e i sentimenti di molte persone e ai più diversi livelli e ambienti: dai poveri incontrati nel lungo viaggiare, ai consacrati e alle consacrate, agli intellettuali, alle autorità civili ed ecclesiali, alle persone semplici, a suo agio nelle assemblee solenni e importanti come nella quotidianità feriale. È stato interlocutore curioso e divertente ma sempre rispettoso, animatore arguto di ogni convivialità così come ascoltatore attento ed empatico di anime che a lui si aprivano con fiducia. Raramente un argomento lo trovava impreparato: dalla spiritualità alla filosofia, dall’arte alla musica, dallo sport alla storia della Chiesa. Laureato in Scienze Politiche, era capace di sintesi chiarificatrici anche delle questioni più complesse.
Come ha scritto e raccontato tante volte, mentre era studente di agraria a Remedello qualcuno gli ha fatto scoprire la nostalgia dell’Assoluto, la gioia segreta che abita il cuore che si affida al mistero da cui tutto proviene e a cui tutto converge.
Tre volte superiore generale della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth, ha diretto l’Editrice Queriniana dal 1957 al 1973: era dedito, con padre Rosino Gibellini, a rispondere alle sfide poste dal Concilio. Durante gli anni della sua direzione furono pubblicate le firme più importanti della teologia mondiale: da Küng a Rahner, da Ratzinger a Moltmann. È stato anche docente all’Università Pontificia Salesiana.
Alla Congregazione di padre Piamarta ha dedicato molte riflessioni spirituali. È stato superiore nel tempo difficile della contestazione e del sorgere di molte proposte alternative alle forme tradizionali della vita consacrata.
Ha amato la bellezza delle cime innevate, lo sport e l’amicizia, l’arte e la cultura come riflessione intelligente sulla vita degli uomini. Ha promosso le missioni in moltissime comunità religiose in Brasile, in Cile e in Angola.
L’insegnamento più alto l’ha offerto nella malattia, sulla quale ha scherzato quasi fino alla fine continuando a pensare, a scrivere, a mantenere relazioni e corrispondenze, a circondarsi di amici. Lui, amante di camminate interminabili per i sentieri di montagne che conosceva tutte per nome, è stato provato duramente dalla progressiva impossibilità di muoversi in modo adeguato e addirittura di esprimersi. Cantore della bellezza del cielo, si è concentrato sempre più sul sogno di una vita futura, che diventava sempre più realtà desiderata e testimoniata.
È morto il 2 novembre del 2023.
Francesco Braghini
Insegnante, poeta e cantautore
Brescia 25 settembre 1931 – Brescia 11 giugno 2023
Insegnante, poeta, cantautore e divulgatore della cultura popolare, è nato a Brescia nel 1931, sesto di dodici figli. È cresciuto nel popoloso rione di Porta Milano, nel quartiere Mazzucchelli. Suo padre Oddone è stato un noto artista teatrale oratoriano e gli ha trasmesso fin da piccolo la passione per la musica e il dialetto. I tempi grami della guerra e dell’immediato periodo post-bellico lo hanno costretto a lasciare presto la scuola. Nel 1948 è stato assunto alla Breda prima come apprendista e poi come operaio. Ma la voglia di studiare non viene meno. Da privatista si è diplomato maestro nel 1954 ed è entrato nel mondo della scuola elementare. Fin da ragazzo è stato appassionato scout, un’esperienza iniziata con l’Oratorio della Pace, proseguita poi con il gruppo Brescia 2. Nel ’68 è stato tra i realizzatori del Parco di Piazzole e della connessa Fondazione San Giorgio.
L’impegno sociale e civile lo hanno visto particolarmente attivo anche sul versante della scuola. È diventato sindacalista dei maestri, quindi direttore de “Il Maestro Bresciano” e collaboratore delle rivista “La Scuola”, poi di “Tempo Sereno” e di “Animazione ed Espressione”. Si è iscritto all’università e si è laureato in Pedagogia passando, nel 1970, alla scuola media come docente di lettere.
Nel frattempo ha coltivato la sua passione per il dialetto, la poesia e la musica. “Sono un appassionato di musica popolare, del cielo stellato, della natura e della poesia dialettale “, ha scritto di sé. Attività, quella di scrittore e autore, che gli hanno riservato non poche soddisfazioni personali. Ha vinto infatti il primo premio al concorso “Comune di Brescia” per una raccolta di leggende e proverbi bresciani nel 1965 e si è aggiudicato il secondo premio a Lazise nel concorso di poesia dialettale “Certame Coronario Catulliano” nel 1977.
Ha inciso la sua prima musicassetta “Bressa me Bela Cità” nel 1980 e la canzone che dà il titolo alla raccolta è diventata presto una sorta di inno cittadino. Ha inciso poi “Bressa Scundida” nel 1985, alla quale sono seguite “Le Storie del Nono” nel 1992, “Dialèt Mia Morer” nel 1994, “Enturen al Golem” nel 1996. Per i testi delle sue canzoni ha ricevuto due volte, nel 1981 e nel 1987, la medaglia d’oro al Premio “Berto Barbarani” di Lazise. Nel 1990 ha scritto la commedia musicale “‘Na Storia Issé” e nel 1993, con Elena Alberti Nulli e Vittorio Soregaroli, ha dato vita al “Gesù” in dialetto bresciano, rappresentato al Teatro Grande. Francesco Braghini ha fatto anche parte della giuria del “Premio Broletto Città di Brescia”. Alcuni suoi scritti sono contenuti nella Nuova Antologia del Dialetto Bresciano.
Instancabile animatore di iniziative culturali, ha abitato prima in piazza del Foro e quindi al Villaggio Prealpino, dove si è trasferito con la moglie Ernesta e i tre figli. Cantore dell’anima più autenticamente popolare di Brescia, è stato un testimone sincero e arguto, fedele fino all’ultimo allo spirito vecchio stampo della Leonessa d’altri tempi. È morto l’11 giugno 2023, dopo una vita intensa e lasciando un vivido e diffuso ricordo.
Giuseppina “Giosi” Archetti
Pioniera, appassionata, mecenate
Genova 28 ottobre 1934 – Brescia 14 giugno 2023
Torinese, ma nata a Genova, Giuseppina «Giosi» Conte Archetti è morta ad 88 anni il 14 giugno dello scorso anno nella sua casa di via Solferino. Era una donna come ai suoi tempi ce ne erano poche, studi e carriera nel mondo della tecnologia, alla quale tuttavia non ha mai consegnato tutta sé stessa, tutto il suo cuore e tutta la sua mente. Se infatti le donne che frequentavano e si laureavano negli anni Cinquanta in materie scientifiche erano rare, ancora più rare, ma questo vale per qualsiasi tempo e per qualsiasi luogo, è trovare una persona che come lei unisse a una formazione tecnica l’amore per le arti, la bellezza, la cultura umanistica. Laureata in fisica, è stata pioniera in territori che allora si cominciava solo ad esplorare, il mondo dei calcolatori, come all’inizio erano stati battezzati i computer, tanto mastodontici e ingombranti quanto oggi sono sempre più piccoli, financo tascabili. Un mondo che avrebbe cambiato le nostre vite.
“Giosi” infatti, è stata tra le prime donne italiane a occuparsi di informatica negli anni Sessanta, collaborando all’automazione del reparto pneumatici della Pirelli e poi con la Ibm. Brescia arriva nella sua vita quando conosce il suo futuro marito, Alberto Archetti, e a Brescia la sua esperienza delle nuove tecnologie conoscerà una applicazione di grande importanza e utilità per la sua nuova città: partecipa alla realizzazione della piattaforma informatica dell’Asm da cui si svilupperà la meccanizzazione dell’anagrafe del Comune di Brescia. Il versante dell’arte e della cultura hanno preso il sopravvento, si può dire, dal decennio successivo, quando con il FAI (Fondo per l’ambiente italiano) ha sviluppato un rapporto articolato in due fasi: dopo l’attività alacre a favore del Fondo, nel 2007 ha fondato l’Associazione Amici del Fai, di cui è stata presidente fino al 2019.
Non le era indifferente il fenomeno dell’immigrazione, così massiccio nella nostra provincia, dove le comunità di nuovi cittadini si andavano infoltendo in quegli anni, e al tema dell’inclusione Conte Archetti ha offerto una risposta con gli strumenti della cultura, convinta che senza conoscenza della cultura locale sia difficile raggiungere una vera integrazione. Di qui l’ideazione del progetto “FAI ponte tra culture”, partito da Brescia e poi diffuso a livello nazionale. È stata dal 2019 al 2022 membro del Consiglio di amministrazione di Fondazione della Comunità Bresciana, in seno alla quale nel 2006 aveva costituito, insieme alla famiglia, il Fondo in memoria del marito, Alberto Archetti, dedicato alle nuove generazioni e finalizzato al sostegno di attività nell’ambito dell’istruzione, della ricerca e della valorizzazione di nuovi talenti, contribuendo a sostenere numerosissimi dottorati di ricerca.