Individuato l’autore dell’attentato alla sede della Polgai, la Scuola di Polizia Giudiziaria di Brescia, che risulta essere un militante di spicco dell’area anarco-insurrezionalista. L’uomo si trova già in carcere e questa mattina ha ricevuto dall’ordine di custodia cautelare del Gip del Tribunale di Brescia. Questo è quanto è emerso dopo anni di indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Brescia e svolte dalla DIGOS e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – UCIGOS Servizio per il contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno.
L’episodio è avvenuto 8 anni fa, per la precisione il 18 dicembre del 2015. L’ordigno era stato creato una pentola a pressione, riempita con idrocarburo e polvere pirica, connesso a un’attivazione a innesco costituito da una miccia a lenta combustione di tipo artigianale. La bomba esplosa proprio davanti all’ingresso della Polgai.
L’indagato è accusato di avere agito in concorso, con finalità di terrorismo e al fine di danneggiare la sede della Scuola di Polizia di Brescia nonché di attentare all’incolumità pubblica. Secondo gli inquirenti l’attentato sarebbe da inserire della campagna internazionale chiamata “Dicembre Nero”, finalizzata a colpire “gli organi della repressione”, la magistratura, la polizia e lo Stato perché colpevoli di reprimere gli anarchici.
In nome di questa campagna sono stati portati a termine diversi attentati in Italia, Grecia, Messico, Cile, Brasile, Germania con la finalità – come detto – di esprimere solidarietà ai compagni detenuti. Tra questi, come espressamente indicato nella rivendicazione, vengono citati Alfredo Cospito e Nicola Gai nonché alcuni noti anarchici stranieri.
L’attentato era stato poi rivendicato con un documento firmato dalla “Cellula Anarchica Acca” il 5 gennaio del 2016.
Alla luce dei fatti l’Autorità Giudiziaria ha avanzato richiesta di misura cautelare in carcere nei confronti dell’uomo, già detenuto per l’attentato nella sede della Lega di Villorba (TV), avvenuto il 16 agosto 2018, per il quale l’anarchico è stato condannato con sentenza confermata dalla Corte di Appello di Venezia.