Dieci giorni fa il nubifragio che ha messo in ginocchio Palermo, ieri 24 luglio l’esondazione del Seveso dopo che una bomba d’acqua si è abbattuta su Milano: da Nord a Sud, l’Italia si scopre sempre più fragile agli eventi climatici inattesi, che causano sofferenza, terrore e danni economi. «La gente non ne può più e lo capisca. L’urgenza di mettere in sicurezza il territorio è diventata una necessità», dice a Repubblica il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Per il generale dei carabinieri, al governo da 784 giorni, sono i mutamenti climatici a costituire il principale nemico di queste catastrofi, ma «non è questione di soldi – aggiunge il ministro -, quelli ci sono. Ma restano in cassa: una banalità che rischia di provocare tragedie. Se i cantieri restano chiusi, in Sicilia come in Lombardia, è a causa di pastoie burocratiche».
Le risorse a cui fa riferimento Costa, stando a quanto scrive Open, ammonterebbero a 11 miliardi di euro: sono già state preventivate per contrastare il dissesto idrogeologico e sono «garantite dal fondi di sviluppo e coesione». Il motivo per cui non sono state utilizzate risiede «nelle competenza sulle azioni che è dei governatori – dichiara il ministro – i quali sono anche commissari del governo. Ma pagano dazio alle inefficienze dei comuni, che dovrebbero fare la progettazione delle opere. E non la fanno perché non hanno soldi».
L’origine delle tragedie che hanno portato l’allagamento di Palermo e il Seveso e il Lambro a esondare a Milano deriva «dalle piogge torrenziali – dice Costa – che rappresentano l’inizio di una tropicalizzazione. Questi eventi estremi sono sempre più frequenti e il problema è che il 79% del nostro territorio è fragile sul piano idrogeologico – conclude Costa -. C’è la necessità, non più una semplice urgenza, di un piano di mitigazione del dissesto».