Bombe nucleari a Ghedi? Nessuna conferma ne smentita
Qualcuno ha sempre parlato di dicerie, illazioni e fantasticherie. Da sempre la base aeronautica di Ghedi è teatro di fantasie sulla presenza di ordigni nucleari. Venti testate B-61 sarebbero presenti nella base militare bresciana. Una informazione che nessuno ha mai confermato compreso l’attuale primo cittadino di Ghedi Lorenzo Borzi il quale ha dichiarato che «al sindaco non è dato avere questo tipo di informazioni». L’altra faccia della medaglia sono i numeri e le dichiarazioni di Enrico Piovesana e Francesco Vignarca i quali giovedì hanno presentato il secondo rapporto sulle spese militari: un totale di 25 miliardi; 1,4% del Pil; +4% sul 2017 inserite nel bilancio del governo italiano. E proprio ai costi della «servitù nucleare» legata alle spese di stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche tattiche americane B-61 nelle basi italiane, è dedicato un approfondimento. Un accordo di «nuclear sharing», la condivisione nucleare, stipulato negli anni 50 attraverso il quale alcune basi italiane ospitano una cinquantina di bombe atomiche. Una trentina ad Aviano e venti a Ghedi custodite dal 207° squadrone supporto munizioni dell’United States Air Force. Sempre l’accordo prevede che, «in caso di conflitto nucleare – stando a quanto scritto nero su bianco nel rapporto -, le bombe custodite nella base bresciana vengano impiegate dai cacciabombardieri Tornado IDS del 154° gruppo di volo “Diavoli Rossi” del 6o° stormo dell’Aeronautica militare italiana, configurati per l’attacco nucleare». Il mistero si infittisce e continua senza ammissioni ma nemmeno smentite.
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