In 400 hanno chiesto aiuto ai centri anti-violenza della rete di Brescia, che raggruppa Brescia e altri 24 comuni della Provincia.
70 di loro lo hanno fatto negli orari dell’emergenza H24, di notte, al mattino presto, nei giorni festivi. Di queste più della metà sono state messe in sicurezza e ospitate in una delle “case rifugio”.
Dati che fanno venire i brividi e descrivono una realtà che troppo spesso viene ignorata nella vita quotidiana.
A Brescia e in 24 altri comuni, su 206 che compongono la nostra provincia, in meno di un anno 400 donne hanno chiesto aiuto perchè vittime di violenza, ogni tipo di violenza. E con loro, quasi sempre, ci sono figli minorenni.
Il 25 novembre verrà presentato ed entrerà in funzione ‘Il cerchio della luna’, terzo centro anti-violenza a Brescia, dopo “La Casa delle Donne” e il “Centro Anti Violenza Butterfly”.
Da un lato è una bella notizia, istituzioni e società civile che sanno dare risposte. Dall’altra è drammatica perchè significa che due centri anti violenza non sono sufficienti. E nemmeno le “case rifugio” oggi nella disponibilità della rete anti-violenza non sono sufficienti e si lavora per attivarne altre.
“I numeri portati all’attenzione sono preoccupanti. – dice Roberta Morelli, assessora alle pari opportunità del Comune di Brescia – Tra le 400 donne che hanno chiesto aiuto, la stragrande maggioranza è italiana.
Tra le 70 richieste all’h24, solo il 10-15% sono donne italiane, l’85-90% sono donne straniere che, a differenze delle italiane non hanno una rete familiare e non hanno possibilità di essere ospitate da amici o parenti.
L’aumento di casi -concordano le coordinatrici dei centri anti-violenza – non è dovuto, come si potrebbe pensare in un primo momento, al periodo pandemico ma bensì ad una maggiore informazione. Più le donne sono informate e sono a conoscenza di alternative alla condizione di violenza alle quali sono sottoposte e più denunciano e chiedono aiuto.