Una certificazione che di certo piacere non fa quella dell’Agenzia europea dell’ambiente sulla qualità dell’aria che purtroppo vede ancora la nostra Brescia nei bassifondi della classifica. Le città europee con più di 50mila abitanti e doe sia effettuato il rilevamento dell’inquinamento dell’aria sono classificate dalla più pulita alla più inquinata sulla base dei livelli medi di particolato fine (PM2,5) degli ultimi due anni.
Le città europee in classifica sono 323 e, partendo dal fondo non bisogna scorrere più di tanto per ritrovare Brescia al 315esimo posto. Peggio di così in Italia sono la vicina Cremona che si piazza al posto 322 e Vicenza. Non se la passano bene nemmeno le altre province lombarde e comunque della pianura padana in genere: Pavia 314, Bergamo 306, Milano 303. Si salva (almeno in parte) Lecco in 222esima posizione e non vengono rilevati i valori di Varese e Como.
Dal 2019 al 2020 le tre città europee più pulite in termini di qualità dell’aria sono state Umeå (Svezia), Tampere (Finlandia) e Funchal (Portogallo), mentre le tre più inquinate sono state Nowy Sacz (Polonia), Cremona (Italia) e Slavonski Brod (Croazia). Delle 323 città che figurano nella mappa, 127 hanno una qualità dell’aria classificata come buona.
La rilevazione di Brescia registra un livello definito scarso, di un punto al di sotto del limite con 24 microgrammi per metro cubo di particolato fine. Un valore da bollino rosso che in Italia è il peggiore dopo Vicenza e Cremona che in vece sono bollate con qualità “molto scarsa” poiché hanno livelli superiori al valore limite dell’Unione europea.
Il particolato fine è l’inquinante atmosferico con la maggiore incidenza sulla salute in termini di morti premature e malattie. La mappa fornisce informazioni sulla qualità dell’aria a lungo termine in ciascuna città. L’esposizione a lungo termine al PM2,5 causa malattie cardiovascolari e respiratorie.
Sebbene negli ultimi dieci anni si sia registrato un netto miglioramento della qualità dell’aria in Europa, dall’ultima valutazione annuale effettuata dall’AEA in tale ambito si evince che nel 2018 l’esposizione al particolato fine ha causato circa 417 000 morti premature in 41 paesi europei.