Nel 2024 il mercato del lavoro bresciano ha mostrato segnali ampiamente positivi, frutto di una crescita degli occupati, che raggiungono le 555mila unità – toccando il massimo storico – e di una contestuale flessione dei disoccupati, attestatisi a 16mila, il valore più basso da quando è disponibile la serie storica, con un tasso di disoccupazione pari al 2,8%.
La dinamica rilevata nel 2024 per l’occupazione (+6 mila unità sul 2023) ha visto una sostanziale tenuta della componente maschile (passata da 325 mila a 324 mila), a fronte di un incremento di quella femminile (da 224 mila a 230 mila). Queste variazioni hanno determinato lievi incrementi nel tasso di occupazione, attestatosi nel 2024 al 67,2% rispetto al 66,7% del 2023.
Il tasso di occupazione rilevato in provincia di Brescia è tuttavia inferiore di quello riscontrato in Lombardia (69,4%), ma ampiamente superiore alla media nazionale (62,2%).
“Appare evidente che il mercato del lavoro locale non ha – almeno al momento – risentito della debole fase ciclica che nel 2024 ha connotato l’economia bresciana, specialmente per quanto riguarda le attività manifatturiere – commenta Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare – Non dimentichiamo tuttavia, in tale contesto, la riduzione in atto della componente legata al lavoro in somministrazione e quindi al mancato rinnovo di tali tipologie contrattuali da parte delle imprese”.
Sul versante dei profili maggiormente richiesti nel bresciano, secondo le elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Brescia effettuate sulla piattaforma Lightcast Europe che monitora gli annunci di lavoro online rilevati nel territorio, nel 2024 le domande di lavoro formulate dalle imprese bresciane hanno riguardato prevalentemente le professioni non qualificate (19,8% dei 103 mila annunci analizzati), le professioni tecniche (16,5%), gli artigiani e operai specializzati (14,2%) e le professioni nelle attività commerciali e nei servizi (13,9%). Tra i profili più ricercati, la top 5 vede al primo posto gli addetti allo spostamento e alla spedizione dei materiali o delle merci (7,8% della domanda complessiva), seguiti dagli assistenti alle vendite (6,2%), dal personale non qualificato delle attività industriali (5,9%), dagli addetti alle pulizie in uffici, esercizi alberghieri ed altri esercizi (3,8%) e dai modellatori e tracciatori meccanici di macchine utensili (3,4%). Ben tre di queste figure appartengono alle professioni non qualificate, una alle professioni nelle attività commerciali e nei servizi e una agli artigiani e operai specializzati.
Il 2024 ha sperimentato poi un incremento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni: le ore autorizzate nell’ultimo anno sono aumentate dell’8% rispetto al 2023, passando da 18,3 a 19,8 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta dell’11% (da 13,4 a 14,9 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione dell’1% (da 4,9 a 4,8 milioni di ore). Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita del 183% (sintesi di un +338% della CIGO e di un +35% della CIGS). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che nel 2024 le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente in CIG a zero ore siano circa 2.700, contro le 2.800 del 2023 e le 1.500 del 2019.