Nel 2° trimestre del 2023, l’export bresciano, pari a 5.398 milioni di euro, ha registrato una flessione dell’11,9% rispetto allo stesso periodo del 2022: si tratta, a livello tendenziale, del primo segno “meno” dal periodo luglio-settembre 2020, quando l’economia stava ancora fronteggiando le inedite problematiche legate alla pandemia da Covid-19.
A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia.
Tra aprile e giugno di quest’anno le importazioni, pari a 3.247 milioni, hanno sperimentato un calo ancora più intenso (-18,3%).
La discesa nelle vendite all’estero da parte dell’industria bresciana trova una limitata corrispondenza a livello regionale e nazionale, dove, rispettivamente, l’export ha evidenziato flessioni tendenziali decisamente più ridotte (rispettivamente -0,9% e -1,0%).
“Le dinamiche che hanno contraddistinto l’evoluzione dei flussi commerciali da e per l’estero del Made in Brescia vanno interpretate alla luce del rallentamento della manifattura locale, che ha caratterizzato il secondo trimestre dell’anno e alla luce del forte ridimensionamento delle quotazioni delle principali materie prime industriali rispetto ai prezzi rilevati l’anno scorso – ha commentato Mario Gnutti, vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’Internazionalizzazione –: infatti, i valori rilevati per gli scambi con l’estero sono a “prezzi correnti” e quindi necessariamente incorporano le fluttuazioni, in crescita e in diminuzione, dei prezzi dei materiali sottostanti. Sull’andamento della nostra manifattura, fortemente incentrata proprio sulla trasformazione dei metalli industriali, pesa inoltre il ridimensionato vissuto dalla Germania, storicamente il nostro principale partner commerciale: un aspetto che in Confindustria Brescia avevamo ampiamente anticipato anche nei mesi scorsi. Le prospettive per la seconda parte dell’anno non sono quindi particolarmente ottimistiche, alla luce del fatto che la recessione tedesca porterà ad una minore domanda. Sarà fondamentale, per le imprese bresciane, un riposizionamento su mercati ad oggi meno battuti ma, in prospettiva, più profittevoli. Sotto questo profilo, l’edizione 2023 dell’indagine sull’internazionalizzazione delle imprese lombarde, presentata oggi in Regione Lombardia, verrà approfondita nelle prossime settimane anche dalla nostra Associazione, con un focus legato alle realtà del territorio.”
Una flessione dell’11,1% tendenziale, con cadute ancora più rilevanti per quanto riguarda i metalli tipicamente utilizzati nel Made in Brescia (alluminio -21,3%, rame -11,0%, rottame ferroso -21,9%, per citarne alcuni). A questo si somma la stagnazione degli scambi internazionali (-1,8% in volume), motivata, tra l’altro, dalla rinnovata incertezza che caratterizza gli operatori economici a livello globale.
Questi movimenti vanno poi a influenzare la performance per il primo semestre dell’anno. Tra gennaio e giugno del 2023 le vendite all’estero, pari a 10.963 milioni, sono diminuite del 5,8% sull’analogo periodo del 2022 (11.638 milioni), evidenziando un movimento di segno opposto rispetto alla Lombardia (+3,5%) e all’Italia (+4,2%).
Gli acquisti dall’estero (pari a 6.473 milioni) sono diminuiti (in valore) del 16,2%: di conseguenza, il saldo commerciale (4.490 milioni) rilevato nei primi sei mesi del 2023 risulta il più alto di sempre.
A seguito dei dati sopra riportati, nei primi sei mesi del 2023 Brescia si conferma come la quarta provincia italiana per valore dell’export (dietro Milano, Torino e Vicenza) e quinta per valore del saldo commerciale (dopo Vicenza, Modena, Bologna e Firenze).
Per quanto riguarda i mercati di destinazione, le principali note negative provengono dall’Unione Europea (-15,1% tendenziale nel secondo trimestre del 2023) e dall’America settentrionale (-16,8%). All’interno del Vecchio Continente, spiccano (in senso negativo) le vendite verso la Germania, storico primo partner commerciale per l’economia bresciana, in contrazione del 19,2% sullo stesso periodo del 2022. Tutti i principali mercati di sbocco evidenziano valori in discesa, a certificazione di una flessione particolarmente diffusa, con l’eccezione dell’Africa (+9,1%) e dell’Asia (+1,9%), dove l’export verso la Cina segna un +9,8%. Allargando la prospettiva ai primi sei mesi dell’anno, il mercato comunitario si conferma come quello maggiormente in difficoltà (-8,9% contro il -5,8% complessivo), con ancora la Germania in forte sofferenza (-10,6%).
Con riferimento alla provenienza delle merci importate, solo l’America settentrionale mostra una crescita nel periodo aprile-giugno (+6,6%), a fronte di flessioni particolarmente rilevanti per l’Unione Europea (-17,9%), per i Paesi europei non UE (-29,7%), per l’Africa (-53,5%) e per l’America centro-meridionale (-33,6%).
La segmentazione dell’export per prodotto mostra, sempre nel secondo trimestre del 2023, il forte ridimensionamento delle vendite di prodotti della metallurgia (-29,8%), di prodotti chimici e farmaceutici (-19,5%), di prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-14,9%). Solo i prodotti alimentari e bevande mostrano un andamento positivo (+4,7%).
Per quanto riguarda le importazioni, le flessioni più intense riguardano i prodotti della metallurgia (-36,1%), mentre le variazioni in aumento riguardano i mezzi di trasporto (+8,2%), i macchinari e apparecchiature (+4,5%) e i prodotti alimentari e bevande (+1,9%).