Indicando una replica di un dipinto murale delle Grotte di Mogao presso la Galleria d’arte di Dunhuang a Lanzhou, capoluogo della provincia cinese nord-occidentale del Gansu, una guida fornisce un dettaglio che ha stupito i visitatori.
“Il dipinto originale, che rappresenta un panorama del monte Wutai, è lungo 13,5 metri e alto cinque metri. Per digitalizzare il murale, gli esperti hanno scattato oltre 4.000 fotografie e superato varie difficoltà tecniche per presentare la replica”, ha spiegato.
La digitalizzazione è diventata un mezzo fondamentale nella conservazione delle millenarie Grotte di Mogao, un sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO a Dunhuang, che vanta ricche collezioni di opere d’arte buddiste – più di 2.000 sculture colorate e 45.000 metri quadrati di dipinti murali – distribuiti in 735 grotte lungo una rupe.
L’idea di digitalizzare la cultura di Dunhuang è stata avanzata per la prima volta alla fine degli anni Ottanta. E’ tesa a registrare e preservare meglio i reperti culturali che sono minacciati dall’erosione naturale e dai danni causati dall’uomo, rendendoli al contempo più ampiamente accessibili ai visitatori senza dover aprire o accedere alle grotte vere e proprie.
Alla fine del 2022 l’Accademia di Dunhuang aveva terminato la compilazione della raccolta di dati digitali su 278 grotte, l’elaborazione delle immagini per 164 di esse e la ricostruzione in 3D di 145 sculture dipinte e sette rovine, fornendo anche un programma di visita panoramica per 162 grotte.
“Oltre alle Grotte di Mogao, i nostri ricercatori partecipano anche alla digitalizzazione delle grotte in altre regioni a livello provinciale, tra cui Qinghai, Shaanxi e Mongolia Interna, poiché la protezione dei dipinti murali è una corsa contro il tempo”, ha dichiarato Zhao Shengliang, capo del partito dell’Accademia.
La digitalizzazione delle antiche grotte rappresenta solo una frazione di come la Cina abbia investito pesantemente, nel corso degli ultimi decenni, nella protezione sostenibile dei beni culturali.
Oggi si celebra in Cina la Giornata del patrimonio culturale e naturale di quest’anno, con il tema incentrato sulla protezione e utilizzo dei reperti culturali, nonché sulla fiducia e la forza culturali.
In tutto il Paese sono stati organizzati oltre 9.800 eventi, tra cui più di 6.300 eventi in presenza, per mostrare i risultati raggiunti dalla Cina nella protezione culturale e del patrimonio.
Nell’ultimo decennio, la cooperazione interdisciplinare della Cina nell’ambito dell’archeologia si è approfondita e le soluzioni tecniche per proteggere antichi dipinti murali e lacche sono tra le migliori al mondo.
Man mano che continuano a emergere scoperte sul sito di scavo delle Rovine di Sanxingdui, uno dei più grandi ritrovamenti archeologici del XX secolo, un gruppo sempre più numeroso di ricercatori, composto da esperti di archeologia, protezione dei beni culturali, antropologia fisica, zoologia, metallurgia, geologia, chimica e scienze dei materiali, tra gli altri, ha attirato a sua volta molta attenzione.
A differenza di altri scavi, il lavoro nel sito di scavo delle Rovine di Sanxingdui è simile a quello in un laboratorio ad alta tecnologia.
L’intero sito di scavo è protetto da una grande sovrastruttura di acciaio, all’interno della quale i nuovi reperti scoperti sono coperti da “cabine di vetro”, dove i ricercatori lavorano indossando tute protettive.
“La temperatura e l’umidità nelle cabine sono monitorate e controllate in tempo reale, riducendo così l’impatto delle attività umane per preservare il sito”, ha dichiarato Tang Fei, capo del team di scavo delle rovine.
Scoperte alla fine degli anni Venti, le Rovine di Sanxingdui, che coprono un’area di 12 chilometri quadrati, sono ritenute i resti del Regno di Shu, risalenti a circa 4.500-3.000 anni fa.
Proprio accanto al sito, una serie di macchine specializzate nello scansionare e analizzare i reperti sono tutte pronte affinché gli artefatti dissotterrati dalle fosse siano protetti sin dall’inizio.
Secondo Tang, per preservare al meglio i tesori antichi, il team di scavo delle rovine è composto da ricercatori di 33 unità di ricerca, e il piano di scavo è redatto congiuntamente da esperti di oltre 10 istituzioni di ricerca scientifica, tra cui l’Istituto di Archeologia dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, l’Università di Pechino e l’Università del Sichuan. (Xin) © Xinhua