“Leggiamo con stupore e vivo rammarico….” inizia così la nota stampa della bresciana Copan finita al centro di polemiche dopo l’articolo pubblicato da Repubblica a firma del vicedirettore, Gianluca di Feo, intitolato: ”Coronavirus, mezzo milione di tamponi da un’azienda di Brescia agli Stati Uniti”.
Copan non ci sta, perchè – quanto scritto non corrisponde al vero” e con un comunicato stampa precisa punto su punto.
ECCO IL COMUNICATO STAMPA Dichiarazione_CI_Covid19_Comunicato_Stampa.pdf
Leggiamo con stupore e vivo rammarico l’articolo appena pubblicato da Repubblica a
firma del vicedirettore, Gianluca di Feo, intitolato: ”Coronavirus, mezzo milione di
tamponi da un’azienda di Brescia agli Stati Uniti”.
Riteniamo sia doveroso puntualizzare quanto segue, a tutela del buon nome di Copan,
dei nostri dipendenti e concittadini.
Copan Italia è un’azienda bresciana, ed è il principale produttore al mondo di sistemi
di prelievo e conservazione per la microbiologia. Da anni serviamo il mondo intero con
i nostri dispositivi e, in questa fase di pandemia globale, stiamo lavorando
incessantemente per fornire i famosi “tamponi”, in Italia e ovunque servano. Va
chiarito che il tampone è solo il dispositivo di prelievo del campione; altre aziende nel
mondo si occupano di produrre e commercializzare i test diagnostici a cui i tamponi
sono sottoposti in laboratorio.
Nelle ultime settimane abbiamo consegnato agli ospedali italiani oltre 1 milione di
tamponi; dall’inizio dell’epidemia, ad oggi, 19 marzo 2020, in Italia sono stati effettuati
circa 200.000 test. È evidente che in Italia i tamponi non scarseggiano, tanto che non
sono soggetti ad alcuna restrizione all’export, diversamente da altri articoli per uso
medicale.
Copan da decenni esporta negli Stati Uniti mediante distributori, che servono sia il
settore pubblico sia il privato. A causa della scarsità di aerei-merci e dell’acuirsi della
crisi Coronavirus, il governo USA ha recentemente organizzato un ponte aereo con un
cargo militare per trasportare urgentemente i nostri tamponi. Altre spedizioni sono
state programmate nella stessa modalità, anche perché la quantità inviata non è certo
“impressionante” rispetto alla popolazione e soprattutto al numero di test che
possono essere effettuati settimanalmente nei laboratori Nordamericani.
Non c’è stata nessuna operazione in sordina, la merce è stata regolarmente sdoganata
e ceduta a prezzo di mercato, Copan non ha venduto ad alcun governo. E, soprattutto,
nessun tampone è stato tolto ai bresciani, ai lombardi, agli Italiani o agli Europei.
L’articolo di Repubblica contiene una serie di inesattezze ed allusioni e sta arrecando
un grave danno all’immagine di Copan: basta dare un’occhiata alle reazioni di sdegno
suscitate dallo stesso sui social media a poche ore dalla pubblicazione. Ci risulta,
inoltre, che il contenuto sia già stato ripreso da altri organi di stampa e mezzi di
comunicazione, ad aggravarne ulteriormente l’impatto.
Per avere risposta ai tanti interrogativi sollevati sarebbe bastato consultarci. Il
contraddittorio avrebbe anche consentito di comprendere quanto il ritratto a tinte
fosche che emerge dalla lettura dell’articolo sia distante dall’etica che
contraddistingue il nostro gruppo di persone che, con sacrifici enormi, sta dando il suo
contributo alla corretta diagnosi del Covid-19, ovunque nel mondo.
Copan si riserva di agire nelle sedi giudiziarie competenti per tutelare la propria
immagine.
Stefania Triva
Amministratore Delegato
Copan Italia S.p.A.