La revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia (Aspi) potrebbe scatenare un terremoto anche sui mercati finanziari. Ieri sera dal governo l’ultimo botta e risposta ad Atlantia sul dossier. L’esecutivo non cede al pressing del gruppo e lancia un “altro ultimatum”: una riunione del Consiglio dei ministri entro dieci giorni per decidere sulla vicenda relativa ad Aspi. Se non cambiano le condizioni si procederà alla revoca della concessione alla società controllata da Atlantia, altrimenti la stessa riunione servirà a valutare una sua nuova posizione.
E’ questo l’orientamento emerso al termine del vertice di ieri, a palazzo Chigi, tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e quello delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli. Se Atlantia non muterà la posizione delineata dopo la lettera con la quale ha cambiato il quadro rispetto all’accordo raggiunto a metà luglio sarà revoca della concessione, in alternativa si procederà con la valutazione degli eventuali, nuovi elementi che emergeranno. Atlantia, che aveva confermato la disponibilità a cedere Aspi e a proseguire le trattative con Cassa depositi e prestiti (Cdp), si dice contraria alla richiesta dell’esecutivo di inserire la manleva come parte dell’accordo, una garanzia dell’acquirente contro i danni indiretti conseguenti al crollo del Ponte Morandi nel 2018. Punto della trattativa, che il governo ritiene invece fondamentale.
Una revoca sarebbe una notizia “estremamente negativa che non tutelerebbe neanche gli azionisti di minoranza attualmente presenti sul mercato, tra questi vari fondi, in particolare Tci (The children’s investment fund) che detiene il 7 per cento di Atlantia e che per scongiurare la revoca della concessione ha già fatto interpello alla Commissione europea per la tutela dei propri interessi nonché di quelli degli altri azionisti di minoranza”. Lo ha evidenziato ad “Agenzia Nova”, Patrizio Pazzaglia, analista indipendente. Quanto alle ripercussioni sui mercati per Atlantia, se nel breve termine, l’impatto sulle quotazioni “sarebbe negativo”, successivamente, nel caso di ricorso, “si creerebbe un’attesa speculativa sul titolo e gli operatori potrebbero scommettere su un eventuale risarcimento milionario”, ha osservato Pazzaglia. La revoca sarebbe “una sconfitta per la Borsa” legata ad “una decisione unilaterale che sconfessa la logica liberista di mercato”, una soluzione, ha aggiunto l’analista, “che peraltro esporrebbe anche lo Stato italiano a un eventuale risarcimento”. Perché una “società quotata in borsa e con logiche privatistiche, al di là delle colpe che può avere, non può essere compromessa con logiche dirigiste”, ha chiosato Pazzaglia.
Quanto al versante giuridico, “la situazione è ancora abbastanza aperta e ci sono alcuni profili da capire. Come, ad esempio, se si procederà ad una revoca o ad una decadenza, quest’ultima, infatti, sarebbe con colpa e porterebbe ad un indennizzo minore. E poi la questione della manleva, che abbasserebbe il prezzo della società”, ha osservato Alfonso Celotto, professore ordinario di diritto costituzionale con esperienza pluriennale nella redazione di pareri su profili di diritto costituzionale, amministrativo ed europeo. Tra i problemi ancora aperti il fatto che “la ‘colpa’ della caduta del ponte a causa di Autostrade per l’Italia non è ancora dimostrata”. Da un punto di vista giuridico poi “si rischiano ricorsi anche complicati per diritti civili, amministrativi ed europei”, ha aggiunto il professore che giudica positivamente il fatto che ad oggi la vicenda sia stata “affrontata senza cause”. Il Ponte poi è stato ricostruito “con uno sforzo ammirevole”. E’ dunque “auspicabile arrivare ad un punto di contemperamento per evitare che si finisca in tribunale rischiando di restarci decine di anni”, ha aggiunto Celotto. Quanto al dopo, su Aspi il governo potrebbe affidarsi sia ad Anas che a Cdp. Cassa depositi e prestiti “sta diventando la nuova Iri di Stato” mente Anas fa al caso dell’esecutivo “perché ha competenza sulle strade. Questo, se ci si vuole affidare ad una soluzione in casa”, ha rimarcato il professor Celotto per poi sottolineare: “Certo è che sarebbe assurdo che da tutto ciò le concessioni delle autostrade italiane finissero in mani straniere”.
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