L’azienda biotech statunitense Moderna ha annunciato che prevede di iniziare l’ultima fase dei test clinici per il suo vaccino sperimentale contro il coronavirus il 27 luglio 2020. Sarà la prima azienda al mondo a raggiungere questa tappa. In questa ultima fase dei test clinici, che dovrebbe durare fino al 27 ottobre 2020, parteciperanno alla sperimentazione del candidato vaccino contro il Covid-19 30mila persone, 15mila delle quali riceveranno una dose di 100 microgrammi di vaccino. Alla restante verrà somministrata una sostanza placebo.
Secondo Anthony Fauci, l’immunologo a capo della task force della Casa Bianca sul Covid-19, il vaccino contro il coronavirus dovrebbe essere pronto “entro il prossimo anno, anno e mezzo”. “La pandemia globale è ancora all’inizio”, il virus è “sempre forte” e non ce ne liberemo fino a quando non arriverà il vaccino”, ha recentemente riferito l’esperto in un’intervista telefonica al Corriere della Sera, nel corso della quale ha affrontato alcuni dei temi più caldi legati alla pandemia di Covid-19, rimarcando l’importanza del lavoro svolto dall’Organizzazione mondiale della Sanità: “Ha tanti difetti, ma è necessaria”.
Nei prossimi mesi “a meno che tutti i diversi Paesi non adottino misure di contenimento, dobbiamo aspettarci una diffusione del contagio ancora più vasta. Negli Stati Uniti abbiamo un problema, perché la nostra epidemia non è sotto controllo”, ha aggiunto Fauci, sottolineando come la situazione resti critica soprattutto in alcune parti del Paese che sono state duramente colpite come la zona metropolitana di New York.
“Il coronavirus è destinato a restare con noi per un tempo considerevole, fino a quando non avremo adottato misure molto buone di contenimento e non avremo messo a punto il vaccino”, ha aggiunto Fauci, ribadendo come ad ora non ci siano prove del fatto che il virus sia diventato più debole.
Quanto alla situazione dell’Italia, l’immunologo della task force anti Covid-19 Usa ha commentato: “L’Italia ha avuto sfortuna. È stata colpita in modo molto duro e molto rapido nello stesso tempo. Probabilmente perché c’erano molti lavoratori cinesi nel Nord del Paese. Il sistema sanitario ha dovuto affrontare una sfida veramente ardua, dato l’alto numero dei contagi. Ma alla fine, considerate le circostanze così difficili, penso che l’Italia abbia fatto un buon lavoro”.