I sindacati si schierano in trincea contro un possibile ripensamento del governo sulla proroga del blocco dei licenziamenti, inizialmente previsto nell’imminente ‘decreto agosto’ ma su cui è in corso uno scontro all’interno della Maggioranza. “Se il Governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale”, scrivono i segretari segretari di Cgil Cisl e Uil Maurizio Landini, Annamaria Furlan, Pierpaolo Bombardieri che sottolineano di avere già indetto un’iniziativa per il 18 settembre: “che possa essere trasformata in uno sciopero generale dipenderà solo dalle scelte del Governo e della Confindustria”.
“Chi pensa di anticipare quella data alla fine dello stato di emergenza”, osservano i tre segretari generali, “dimostra di non avere cognizione delle elementari dinamiche del mercato del lavoro e di non preoccuparsi delle condizioni di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Chi pensa che possano stare insieme sgravi contributivi e fiscali generalizzati (vedi Irap) e licenziamenti non capisce che ora è il tempo della coesione sociale e degli investimenti sul lavoro” prosegue il comunicato. “Ed in questo contesto è davvero grave che Confindustria decida di non firmare i contratti nazionali delle lavoratrici e dei lavoratori della Sanità privata e del settore Alimentare che con la loro opera essenziale ci hanno permesso di uscire dalla fase più acuta della pandemia”, conclude il comunicato congiunto”.
“È inaccettabile”, ha detto Il leader della Cgil Maurizio Landini a proposito della mancata proroga, nel corso di un presidio a Montecitorio dei lavoratori della sanità privata, come scrive Repubblica, promosso da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl per protestare contro la mancata ratifica del rinnovo del contratto. “Noi abbiamo chiesto un provvedimento , ne abbiamo discusso col ministro del Lavoro, altre soluzioni non sono assolutamente accettabili. Credo che sia utile che il Governo si renda conto che questo è il momento della coesione sociale: non può stare assieme il fatto di dare sgravi contributivi, non fare pagare le tasse e dare poi la libertà di licenziare”, ha aggiunto.