Quando i poliziotti, una trentina, hanno fatto irruzione nell’ovile bunker lui stava dormendo, senza sospettare nulla del blitz organizzato per mettere fine alla sua latitanza. Le manette ai polsi di Vito Marino sono scattate all’alba di lunedì nel retro di una proprietà agricola di proprietà del pastore pregiudicato Gaspare Simone, anche lui finito in manette con l’accusa di favoreggiamento. Marino, che deve scontare una condanna all’ergastolo per la strage della famiglia Cottarelli, non aveva armi né cellulari e pare comunicasse solo con pezzi di carta e bigliettini affidati agli amici più stretti.
La Polizia di Stato di Trapani e Palermo e gli investigatori del Servizio centrale operativo e delle locali Squadre mobili lo hanno scovato nell’ovile di Vita, in provincia di Trapani, dopo mesi di pedinamenti e indagini. Marino non ha opposto resistenza consegnandosi agli agenti senza parlare. «Riteniamo che abbia trascorso buona parte della latitanza, cominciata nel luglio del 2016, nel Trapanese, territorio dove ha potuto contare sui necessari appoggi», ha detto Fabrizio Mustaro, capo della Mobile di Trapani. La Cassazione nel 2017 aveva confermato e reso definitivo l’ergastolo a carico del 52enne Vito Marino. Ma lui si era reso irreperibile e le ricerche non si erano mai fermate.