Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e occultamento di cadavere: sono questi i reati contestati a Fabrizio Pasini. Quello di Manuela Bailo, la 35enne di Nave, è da considerarsi un delitto premeditato. E’ quanto sostenuto dal pubblico ministero Francesco Carlo Milanesi. Fabrizio Pasini ha ucciso Manuela Bailo avendo pensato di farlo.
Il 49enne, ex sindacalista della Uil, si trova rinchiuso nel carcere a Brescia dal 20 agosto con l’accusa di avere sgozzato la donna con cui aveva avuto una relazione extraconiugale e di avere successivamente gettato il corpo nella vasca per i liquami di una cascina ad Azzanello, in provincia di Cremona.
Secondo la ricostruzione fornita dal magistrato Pasini avrebbe attirato Manuela Bailo nella casa di Ospitaletto per ucciderla. In quella casa appartenente alla madre, nella notte tra il 29 e il 30 luglio dell’anno scorso, Pasini avrebbe colpito con violenza la 35enne alla testa provocando uno stato di incoscienza per poi colpirla, con un’ arma bianca all’arteria carotide comune destra.
L’arma del delitto tuttavia non è stata ancora trovata: i coltelli sequestrati in macchina e nella casa della madre di Pasini non avrebbero tracce di Dna di Manuela. Dal carcere Fabrizio Pasini ha sempre raccontato la sua verità, quella di una caduta dalle scale per una spinta dopo una lite per un tatuaggio.
Trovandosi con Manuela Bailo morta Fabrizio Pasini avrebbe inscenato la fuga volontaria delle ragazza inviando messaggi a familiari e amici per depistare le indagini. Da qui anche la scelta di nascondere il corpo di Manuela in una stanza della casa e poi, dopo qualche ora, portato in auto fino ad Azzanello dove il corpo è stato ritrovato il 20 agosto in avanzato stato di decomposizione.