Per gli inquirenti non ci sono dubbi. Quando a fine settembre dello scorso anno Fabio Di Marzo appiccò l’incendio nella casa di Passirano con dentro genitori e figlia di 12 anni lo fece con l’intento di uccidere. L’ex carabiniere forestale è stato condannato a 6 anni di reclusione per tentato omicidio.
Pugno pesante del giudice che ha inflitto a Di Marzo una pena più pesante rispetto all’iniziale richiesta del pubblico ministero. L’imputato si è difeso affermando a più riprese di voler bruciare i pantaloncini della figlia perché pensava fosse un regalo dell’amante dell’ex moglie. Una tesi alla quale chi indaga non ha mai creduto. Di Marzo non aveva accettato la separazione dalla moglie e viveva in un forte stato di depressione.
Una condizione psicofisica talmente precaria che aveva indotto anche l’Arma a levargli la pistola d’ordinanza. Nulla però poteva far pensare ad un gesto simile. Una tragedia sventata dalla prontezza dei vicini che dopo aver sentito le urla che provenivano dall’abitazione di Di Marzo, avevano visto del fumo provenire dall’appartamento. Immediata la chiamata ai Vigili del fuoco e ai soccorsi. Una perizia psichiatrica aveva dichiarato l’uomo parzialmente capace di intendere e volere. La difesa di Di Marzo ha già annunciato il ricorso in Appello, considerato il momento psicologicamente complicato che il suo assistito stava vivendo.