Ormai da lunedì scorso sono consentiti gli spostamenti tra regioni diverse soltanto per motivi di lavoro, di salute e di necessità e urgenza. Spunta però una domanda: come ci si deve comportare in questi caso, si deve comunicare lo spostamento alla propria regione? È ancora obbligatorio un isolamento fiduciario? Si deve fare il test sierologico? Un cittadino di Terni, residente in provincia di Brescia, ha provato a rispondere a queste domande, intervistato da Umbriaon. Venerdì 23 maggio sono tornato a Terni, la mia città, dal bresciano, zona decisamente a rischio Covid. Due giorni prima di partire ho inviato una mail all’ufficio dedicato della Usl Umbria 2, con la quale informavo del mio ritorno e chiedevo quali direttive c’erano, non volendo mettere a rischio nessuno. La risposta è stata che l’ordinanza della Regione Umbria dello scorso 8 maggio, che prevedeva l’obbligo di comunicazione per chi rientrava alla propria residenza, ha terminato la sua validità il 17 maggio. Dal 18 maggio non è più necessaria alcuna comunicazione. Non erano previsti obblighi di comunicazione per gli spostamenti per motivi di lavoro o per motivi sanitari”.
Riguardo la possibilità di contagio: “io, che ovviamente mi sono isolato volontariamente, potrei tranquillamente circolare. Senza sapere se, magari, porto a spasso il virus. Ho chiesto altre informazioni e alla fine ho deciso che martedì mattina andrò a fare il test sierologico in un laboratorio privato e spenderò 80 euro. Spieghiamo che ci sono due tipi di test sierologici: quello rapido che costa 40 euro e quello strumentale più approfondito, che da la risposta in 48 ore, che ne costa 80. Grazie per la fiducia, Regione Umbria, ma io voglio stare tranquillo e pagherò gli 80 euro. Con il sospetto che questa non sia solo fiducia nei miei/nostri confronti. E il grazie più sentito dovrebbe arrivare proprio dai laboratori privati”.