“Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come presidente del Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Siamo in una trincea dove combattiamo tutti insieme perché il virus è nemico di tutti”. Con queste parole il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha voluto iniziare in Aula al Senato l’illustrazione dei punti programmatici dell’esecutivo che si appresta ad incassare la fiducia da entrambi i rami del Parlamento. Un discorso, quello del presidente, durato oltre 50 minuti e impostato sulla convinzione che la prima sfida da affrontare sia quella, inevitabilmente, della pandemia. Ammettendo di non aver mai “vissuto un momento di emozione così intensa”, il presidente Draghi ha tracciato cin chiarezza i pilastri della sua azione di governo non senza ringraziare il presidente “Giuseppe Conte per aver affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”.
Ed anche dal lavoro fatto dal precedente governo si ripartirà per quel che riguarda la stesura del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza, la cui governance sarà affidata al Mef: “Dobbiamo approfondire e completare quel lavoro” e se anche le misure del Programma “potranno essere rimodulate e riaccorpate, resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva”.
Altro tema toccato dal presidente nel suo discorso è stato quello relativo al ritorno in classe degli studenti che dovrà avvenire “in sicurezza. Però bisogna rapidamente a un orario scolastico normale” e “recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”. Difficoltà incontrate anche e soprattutto dal mondo del lavoro, a cui il presidente ha voluto dedicare più di un passaggio: “Conosciamo le ragioni” delle imprese e dei lavoratori colpiti, e “ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni”. Per farlo, però, sarà fondamentale il piano delle vaccinazioni: “Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private”.
Altro tema caro al presidente quello dell’ambiente, perché “vogliamo lasciare un buon pianeta e non solo una buona moneta”, ha sottolineato dopo aver citato un passaggio di Papa Francesco. Capitolo a parte è stato invece dedicato alle riforme, a cominciare da quella della pubblica amministrazione, che “non può essere procrastinata”. Così come la riforma della giustizia civile e quella del fisco, con particolare attenzione “ad una revisione profonda dell’Irpef”. Chiara e rafforzata dalle parole odierne anche la collocazione “europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia”. “Senza l’Italia non c’è l’Europa ma fuori dall’Europa c’è meno Italia”, ha ricordato il presidente ribadendo, in risposta alle parole di Matteo Salvini, “che sostenere questo governo vuole dire condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro”. “Oggi – ha poi concluso il presidente – l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia”.
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