Mario Draghi ha accettato l’incarico di formare il nuovo Governo. Ha lasciato il Quirinale assumendo l’impegno di rivolgersi ai partiti affinchè “emerga l’unità”.
Sono passate solo poche ore dalla convocazione al Quirinale di Mario Draghi, e già la strada per la formazione di un esecutivo a guida dell’ex presidente della Banca centrale europea si preannuncia in salita. Almeno a giudicare dalle prime reazioni a caldo arrivate dai rappresentanti delle varie forze politiche, fra aperture e nette chiusure. La prima arriva dal Movimento 5 stelle che, in quanto prima forza in Parlamento in termini numerici, ha un certo peso. A tarda sera è stato il capo politico, Vito Crimi, a chiarire la posizione ufficiale: “Il Movimento 5 stelle non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi. Già durante le consultazioni, avevamo rappresentato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico”.
Anche perché, questa la tesi avanzata da Crimi, la soluzione di un governo tecnico “è già stata adottata in passato, con conseguenze estremamente negative per i cittadini italiani”. Concetto sottoscritto e rilanciato anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che ha ribadito il sostegno al presidente uscente. “Siamo sempre stati chiari con gli italiani dicendo apertamente che il Movimento 5 stelle avrebbe sostenuto solo un esecutivo guidato dal presidente Conte. Su questo, con coerenza, andremo fino in fondo”. Parole arrivate, va considerato, dopo che diversi esponenti del partito, da Luigi Gallo a Danilo Toninelli, avevano già manifestato attraverso i social il proprio dissenso rispetto alla nascita di un esecutivo tecnico.
Sul fronte dell’ex maggioranza si registra invece la disponibilità da parte del Partito democratico. “Da domani saremo pronti al confronto per garantire l’affermazione del bene comune del Paese”, ha sottolineato il segretario Nicola Zingaretti sottolineando di aver “fatto di tutto per ricostruire una maggioranza” ma alla fine “il presidente Mattarella ha posto rimedio al disastro provocato dalla irresponsabile scelta della crisi di governo”.
Messaggio ad Italia viva che invece, per bocca dell’ex ministro Maria Elena Boschi, ha assicurato pieno sostegno al governo: “Abbiamo sempre detto che sosterremo un esecutivo indicato dal presidente della Repubblica. Sosterremo questo impegno del presidente, noi ci siamo”. Posizioni diverse anche fra i banchi dell’opposizione con il leader della Lega, Matteo Salvini, e il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che vedono nelle elezioni la soluzione migliore per il Paese; e le altre forze del centrodestra su posizioni più sfumate.
Se per l’ex ministro Meloni in questo momento è “decisamente meglio dare la possibilità agli italiani di votare, per avere una maggioranza coesa e forte che possa governare cinque anni e dare all’Italia le risposte coraggiose di cui ha bisogno”; per il leader di Cambiamo, Giovanni Toti, e la parlamentare di Forza Italia, Mara Carfagna, l’appello di Mattarella deve quantomeno far riflettere. Non è invece piaciuto al leader della Lega Salvini l’accostamento fatto dal capo dello Stato fra le elezioni e l’incremento dei contagi: “Quando Mattarella dice che il voto significa malattia e contagio, dovrebbe spiegare ai cittadini calabresi, chiamati al voto, se sono delle cavie o se il virus colpisce solo per le elezioni nazionali e non per quelle locali”.
“Non usiamo il virus per non votare”, la chiosa del segretario della Lega che però lascia uno spiraglio a tarda notte: “Non abbiamo dei pregiudizi. Non diciamo sì o no per antipatia” e per lavorare in attesa del voto “noi ci siamo”.
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