“Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza c’è il futuro del Paese e non si tratta, dunque, solo di un insieme di numeri necessari quanto ambiziosi”. Lo ha voluto chiarire subito il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che questo pomeriggio ha illustrati in aula alla Camera i contenuti del piano che il governo si appresta a presentare, entro il 30 di questo mese, alla Commissione europea.
Nonostante il tentativo di Fratelli d’Italia di rinviare l’intervento del presidente, motivando la richiesta con l’arrivo solo questo pomeriggio del testo definitivo del piano, Draghi si è rivolto per circa un’ora ai parlamentari chiarendo che, nel suo complesso, e includendo anche i piani complementari, il nostro Paese disporrà di oltre “248 miliardi” a cui vanno aggiunti anche i 13 miliardi del progetto “React Ue”.
Una mole ingente di risorse da cui dipende “la reputazione del nostro Paese” anche perché “ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte peseranno sulle mostre vite, specie sui nostri figli e nipoti e forse non ci sarà più tempo per porvi rimedio”. Dopo aver ricolto un “omaggio” al precedente governo, il cui lavoro è stato un “beneficio” nella stesura definitiva del Piano, Draghi ha illustrato le 6 missioni del piano, oltre che porre “l’accento” sull’importanza delle riforme, fondamentali perché le stime del Pil al 2026 “non tengono conto” dei loro effetti: “L’accelerazione della crescita può essere superiore a quella prevista se riusciremo ad attuare le riforme”.
A cominciare da quella della pubblica amministrazione, grazie anche alla digitalizzazione, e quella della giustizia, per ridurre sensibilmente i tempi dei processi, sia in ambito penale che civile. Grande attenzione anche al sud ed al divario con il nord del Paese: “Il piano destina – ha ricordato Draghi – 82 miliardi al mezzogiorno, per una quota pari al 40 per cento”. E poi 31 miliardi per le infrastrutture; il 27 per cento delle risorse destinato alla digitalizzazione ed il capitolo “Superbonus”. Dopo le polemiche degli ultimi giorni il presidente Draghi ha voluto chiarire una volta per tutte: “Sono previsti oltre 18 miliardi, le stesse risorse del precedente governo. Quindi non c’è stato nessun taglio”.
Quanto ai tempi “la misura è finanziata fino alla fine del 2022 con estensione al 2023 per le sole case popolare. Il governo si impegna ad inserire nel disegno di legge di bilancio del 2022 una proroga del superbonus al 2023”.
Quanto alla governance del Piano, “la gestione delle riforme finanziarie sono responsabilità dei ministeri e delle autorità locali. Le funzioni di controllo e di rendicontazione sono affidati al Mef. Infine è prevista una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio”.
“Sono certo che riusciremo ad attuare questo Piano”, ha concluso il presidente Draghi dicendosi certo che “l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti”.
Questa certezza “non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli Italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità”.