Il 24 aprile, al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, sarà ancora una sfida fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Lo spoglio delle schede infatti indica che col 97 per cento dei voti scrutinati il presidente in carica ha ottenuto il 27,6 per cento dei voti, battendo di misura la candidata del Rassemblement National che si ferma al 23,4 per cento. Che la distanza fra i due principali candidati al ballottaggio si fosse assottigliata era emerso con evidenza negli ultimi sondaggi pubblicati la scorsa settimana, che vedevano Macron restare in testa ma con una tendenza in calo.
Peraltro un fattore importante nella tornata elettorale è stato quello dell’astensionismo (attestatosi al 25,1 per cento) che sembrava poter favorire un sorpasso “dell’ultimo minuto di Le Pen”. Nei discorsi post voto di ieri sera, Macron e Le Pen hanno di fatto tracciato il perimetro del confronto in vista del 24 aprile: il titolare dell’Eliseo ha spiegato che il dibattito dei prossimi giorni sarà “decisivo per il nostro futuro e per l’Europa”, mentre la leader del Rassemblement National ha usato espressioni ben note al suo elettorato, affermando che chi vota per lei fa “una scelta di civilizzazione” e che sarà in grado di “mettere la Francia in ordine”.
È evidente, tuttavia, che la battaglia al secondo turno si profila serrata, date anche le indicazioni di voto espresse dagli altri candidati usciti sconfitti dal primo turno. Il leader di La France Insoumise, Jean-Luc Melenchon, con il suo 21,9 per cento ha ottenuto un risultato considerevole che gli fa “sfiorare” l’arrivo al secondo turno e, al contempo, rende i suoi elettori decisivi per l’esito delle elezioni.
Melenchon, parlando ieri ai suoi sostenitori non ha espresso un diretto sostegno a Macron ma ha detto chiaramente che “nessun voto deve andare a Le Pen”: un chiaro messaggio che, sebbene non tutti i suoi sostenitori potrebbero essere pronti a raccogliere, dovrebbe dare slancio al presidente in carica grazie al cosiddetto “voto utile”. Più dirette, invece, Valerie Pecresse e Anne Hidalgo: la candidata dei Repubblicani e la sindaca socialista di Parigi, infatti, hanno invitato i loro elettori a sostenere Macron, una scelta seguita anche dal candidato ambientalista, Yannick Jadot. A favore di Le Pen, invece, si è espresso Eric Zemmour, il candidato ultraconservatore che ha di fatto “spaccato” l’estrema destra francese. Nonostante i dissidi con la leader del Rassemblement National, l’ex giornalista ha chiarito che il “vero nemico” è Macron, una posizione sposata anche da Nicolas Dupont-Aignan, il candidato sovranista di Debout la France.
Un’altra affermazione degna di nota nell’intervento di Zemmour di ieri sera è che “la politica francese è cambiata”. Non è un’affermazione banale e, sebbene il candidato ultraconservatore la attribuisca all’affacciarsi sulla scena del suo movimento, il discorso è ben più ampio visto che il dato più eclatante che emerge dal primo turno delle presidenziali è la pressoché totale sparizione dei partiti tradizionali.
I Repubblicani neogollisti di Pecresse si fermano al 4,8 mentre i socialisti con Hidalgo hanno ottenuto l’1,74 per cento, il peggior risultato della storia per la formazione di sinistra. I sondaggi pubblicati dopo la chiusura delle urne di ieri sera prefigurano uno scenario comunque incerto in vista del secondo turno. La rilevazione pubblicata da Ifop per “Tf1” mostra che al secondo turno Macron dovrebbe ottenere un risicato 51 per cento contro il 49 per cento di Le Pen, mentre quella pubblicata da “France 2” mostra un vantaggio leggermente superiore per l’attuale titolare dell’Eliseo, al 54 per cento, contro il 46 per cento della rivale.
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