Negli occhi e nella memoria ci sono le immagini di strazio e di dolore delle vittime sulla strada falciate da una moto lanciata a tutta velocità lungo via Lamarmora. Una potente BMW sulla quale viaggiava un centauro bresciano il 15 agosto scorso con un tasso alcolemico di 1,8 grammi per litro.
Sull’asfalto morirono Mauro Rossi di 65 anni e la sua anziana mamma, Annina Breggi. Diciotto anni: a tanto ammonta la possibilità di trascorrere i prossimi anni in carcere per il motociclista Michelangelo Dusi, da allora agli arresti domiciliari.
Troppi per l’avvocato difensore il quale sarebbe pronto a formulare e presentare una questione di legittimità costituzionale. La difesa si basa sull’articolo 589 Bis, quello che codifica l’omicidio stradale, nella parte in cui prevede un trattamento sanzionatorio «irragionevolmente eccessivo e sproporzionato» oltre a far riferimento all’articolo 590 quater del Codice penale che disciplina il computo delle circostanze nella parte specifica in cui sancisce il divieto di equivalenza o di prevalenza delle attenuanti con le aggravanti.
Per il difensore di Dusi è dunque violato il principio di eguaglianza del cittadino davanti alla legge, e ne esce frustrata la finalità rieducativa della pena. La difesa ha prodotto inoltre alcuni esempi per mettere in evidenza la disparità di trattamento sanzionatorio. Stesso dicasi anche per la guida in stato d’ebbrezza.
Il processo è ora aggiornato al 14 marzo prossimo data nella quale non mancheranno le sorprese.