Una tradizione antica che si rinnova ogni anno, la sera del 28 giugno che poi è la vigilia del giorno dedicato ai Santi Pietro e Paolo. Stiamo ovviamente parlando della barca di San Pietro, un’usanza contadina molto diffusa anche in terra bresciana.
In molti la preparano ancora, tantissimi altri conservano il ricordo dei nonni che non potevano fare a meno di riportare in vita questa sorta di rito premonitore per provare a capire come sarebbero stati i mesi a venire.
“È una tradizione di stampo prettamente agricolo rurale quando i monaci dal VI secolo iniziano a evangelizzare le campagne – ci racconta Luca Bonafini dello Speziale – Si dice che nella notte San Pietro soffi nell’acqua constringendo l’albune a costruire la sua barca. Il mattino vedremo questi filamenti di albume, molto più bianchi. In base alle forme di questa barca potremo sapere se avremo dei tempi buoni”.
La preparazione è semplice: basta un recipiente in vetro (un tempo si usavano i fiaschi, oggi va benissimo una bacinella), acqua e l’albume di un uovo. Questa sera dovremo mettere l’acqua nel recipiente, aggiungere l’albume e – fondamentale – porre il tutto all’aperto perché è necessaria l’escursione termica fra il giorno e la notte.
Nelle campagne il recipiente veniva posto in mezzo alla natura, magari fra le zolle dei campi. In città va benissimo anche il poggiolo o il davanzale, ma se abbiamo la fortuna di avere un piccolo orto sarà perfetto.
Alla mattina il veliero si sarà formato e arriverà la fase più ardue: l’interpretazione. La lettura varia lievemente da zona a zona, ma possiamo dire che in linea di massima una bella barca con tante vele gonfie e aperte è segno di giornate di sole e nel mondo agricolo di prosperità.