Nella mattinata di giovedi 3 giugno il circolo di Legambiente del basso Sebino ha consegnato un esposto alla Procura della Repubblica di Bergamo in merito alla situazione di grave pericolo per la sicurezza delle persone e di rischio ambientale nel territorio di Tavernola. Stiamo ovviamente parlando della frana che incombe sul lago e che negli scorsi mesi ha fatto temere il peggio dopo il repentino aumento nello scivolamento a valle.
L’esporto di legambiente i articola in quattro punti: nel primo vengono ricordati i diversi episodi franosi del monte Saresano sopra Tavernola. Nel secondo si ricorda l’enorme volume di roccia smottato (tra 1,5 e 2 milioni di metri cubi) e le evacuazioni avvenute. Nel terzo punto viene richiamata la necessità di accertare le responsabilità di questa grave situazione di pericolo per la popolazione e l’ambiente di Tavernola e di tutto il lago d’Iseo. Viene anche allegato il verbale di una delle prime riunioni del comitato d’emergenza, in cui il prof. Nicola Casagli afferma che “la frana è una diretta conseguenza dell’attività estrattiva”.
Per ultimo, viene richiamata la necessità di verificare se esistono le condizioni di sicurezza per i lavoratori e la cittadinanza, vista la prospettata riapertura del cementificio prevista per il 15 giugno prossimo. Viene inoltre ricordato che al pericolo frana va aggiunto che nei depositi del cementificio sono presenti serbatoi che potrebbero racchiudere fino a 100 tonnellate di additivi, contenitori fino a 85 tonnellate di solfato di ferro, oltre al combustibile generato dagli scarti delle acciaierie, presente fino a 4.500 tonnellate, alla polvere di alluminio e alle scaglie di laminazioni con possibili volumi massimi di 900 metri cubi, e, infine, alle ceneri leggere.
“Preoccupanti e pericolosi sono gli effetti delle polveri emesse dal cementificio sulla salute degli addetti e della popolazione di Tavernola – chiosa Legambiente – L’ATS aveva infatti dimostrato nel 2017 che si era registrato un aumento della mortalità e dei ricoveri per tumori del polmone e per patologie cardiache, limitate ai maschi”.