Circa 200 studenti stamattina hanno protestato, occupando il parcheggio dell’ITIS Cerebotani di Lonato. La richiesta è chiara: spazi adatti e sicuri in cui svolgere le attività didattiche. È da inizio anno che oltre 7 classi (a rotazione) sono state “costrette” a utilizzare la Didattica a Distanza, poiché l’edificio scolastico non è in grado di ospitare al suo interno la totalità degli iscritti (quasi 1500).
I lavori di ampliamento della struttura scolastica procedono “molto lentamente”, fanno sapere gli studenti. “Già a settembre si pensava di risolvere parzialmente la situazione attraverso l’utilizzo di classi container, delle quali ad oggi però non si vede neanche l’ombra”, affermano i ragazzi dell’ITIS di Lonato.
Le parole degli studenti
“La protesta studentesca – dichiara Anna Gugole, rappresentante di Istituto – è rivolta contro la Provincia e il Comune, che nonostante le ripetute dichiarazioni non sono ancora riusciti a offrirci una modalità dignitosa per fare lezione. Dopo 2 anni in pandemia siamo stanchi della DAD, e sentiamo il bisogno di tornare a scuola in presenza e in sicurezza. Troviamo assurdo che non si sia ancora riusciti a mettere in atto una soluzione già ampiamente insufficiente come quella delle classi container. In più, ci chiediamo cosa si stia aspettando a ristrutturare ed ampliare la nostra sede, dal momento che il progetto, pur esistendo, è in stallo da troppo tempo. Solo così potremo accedere senza limitazioni all’esperienza scolastica, come è nostro diritto”.
“La nostra richiesta è chiara – continua la rappresentante -, vogliamo un tavolo di confronto
permanente con Provincia, Comune e Prefettura, per poter porre tutte le nostre perplessità e
ricevere risposte reali riguardo alle tempistiche. Non ci riterremo soddisfatti finché non
vedremo dei cambiamenti reali; siamo stanchi di false promesse, e siamo pronti a mobilitarci
ancora se la situazione non cambierà”.
“Questa situazione non è isolata, ma si inserisce in un contesto problematico nel suo
complesso per quanto riguarda l’edilizia scolastica nella Provincia di Brescia e in Lombardia – aggiunge Alessandro Di Miceli dell’Unione degli Studenti Lombardia -. Già in diversi istituti
della provincia si è manifestato per la mancanza di spazi; le istituzioni dovrebbero ascoltare
gli studenti per provare a risolvere insieme un problema grave che già in troppi casi sta
limitando il diritto allo studio”.