“Non mi convince per la parte che riguarda i tamponi perchè quando le persone arrivano in Questura è necessario, per loro stesse, per chi sta a loro vicino e per le organizzazioni che li seguono e per gli operatori della Questura , si sappia se il tampone per il Coid è positivo oppure no”.
Esprime così Donatella Albini, a Èlive, la sua perplessità sul modello organizzativo messo in atto da Asst Spedali Civili e Ats Brescia che prevede il disbrigo pratiche in Questura prima di sapere se i rifugiati ucraini siano o meno positivi al Covid, con ricadute sugli operatori e operatrici che li seguono.