Scuole chiuse e didattica a distanza nelle zone rosse. E’ questa l’indicazione che arriva dal Comitato tecnico scientifico (Cts) che si è riunito per fare il punto sulla situazione nelle aule in vista del nuovo Dpcm, che entrerà in vigore sabato prossimo.
Il Cts non propone delle chiusure generalizzate ma interventi mirati sui singoli comuni o sulle singole province, dove il numero dei contagi, anche a causa del rapido diffondersi delle varianti, è più alto. Nelle regioni arancioni, invece, saranno le autorità locali a decidere un eventuale indurimento delle norme.
La chiusura degli istituti scolastici scatterà nel momento in cui verrà superata la soglia di 250 contagi ogni 100 mila abitanti per sette giorni. Non cambiano invece le regole per le zone gialle dove è confermata la limitazione della didattica in presenza, dal 50 al 75 per cento, soltanto per le superiori. Le elementari e le medie, invece, saranno tutte in presenza. Le scuole sono già chiuse in molti comuni e province in zona rossa e in quelle di colore arancione rafforzato come Brescia e Bologna.
Il parere del Cts costringerebbe invece a rivedere le proprie ordinanze il governatore della Puglia, che ha deciso la chiusura pur essendo in zona gialla, e della Campania rimasta in zona arancione.
Intanto si accelera sul piano vaccini. L’obiettivo è di arrivare a 19 milioni di dosi al mese e verrà coinvolta anche la Protezione civile. Ad oggi in Italia sono state somministrate 4,2 milioni di dosi, sono stati vaccinati (con due dosi) quasi 1,4 milioni di italiani. L’ingresso in campo della Protezione civile dovrebbe servire anche a rendere omogenea su tutto il territorio nazionale la velocità del piani di prevenzione. Ieri la Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha autorizzato l’uso in emergenza del vaccino monodose della Johnson&Johnson e anche in Italia si guarda a questa tipologia per dare nuovo impulso alla campagna vaccinale.
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