Si apre in questi minuti la crisi di Governo. Giuseppe Conte rompe gli indugi e annuncia che il Movimento cinque stelle non parteciperà al voto di fiducia, nell’Aula di palazzo Madama, sul decreto legge Aiuti.
“Non possiamo che agire con coerenza e linearità”, spiega l’ex premier nel corso dell’assemblea con i parlamentari pentastellati, a Montecitorio. “Alla Camera, dove è possibile il voto disgiunto, abbiamo espresso ovviamente la fiducia, ma al momento del voto finale non abbiamo partecipato al voto. Al Senato non è possibile esercitare il voto disgiunto – continua Conte – quindi con le medesime lineari, coerenti motivazioni non parteciperemo al voto. La politica, per noi, è non nascondersi le difficoltà. La realtà ci consegna uno scenario cambiato: chiediamo alla politica con la p maiuscola di prenderne atto e di entrare in una fase di governo completamente differente”, la rivendicazione del presidente del M5s che dà atto al capo dell’esecutivo, Mario Draghi, di avere espresso una disponibilità in merito alle nove richieste formulate nel documento consegnato all’attuale inquilino di palazzo Chigi.
“È evidente, però, che la fase che stiamo affrontando non può accontentarsi di impegni. Servono misure concrete – aggiunge Conte – Siamo disponibili a dare il nostro contributo costruttivo all’esecutivo, ma non siamo disponibili a concedere una cambiale in bianco”. Un cenno, poi, ad una delle misure simbolo del Movimento, quel reddito di cittadinanza “che non permetteremo mai venga smantellato”, attacca il leader pentastellato che si rivolge alle altre forze politiche: “Chi ci taccia di irresponsabilità – afferma – deve guardare al suo cortile ed interrogarsi se sono stati loro i responsabili di questa situazione”.
I prossimi giorni sarannno quindi determinanti per capire la situazione. In giornata Draghi potrebbe salire al Quirinale dove troverà un Mattarella desideroso di evitare una chiamata degli italiani alle urne con cui invece flirtano già Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
La figura stessa di Draghi è un nuovo scenario poiché appare improbabile che l’attuale Premier decida di galleggiare in un Governo azzoppato in cui è una corsa a ostacoli realizzare i programmi.