16.700 professionisti che professionisti non sono. Si tratta di falsi imprenditori e artigiani abusivi che operano come si suol dire “in nero” fra Brescia e provincia. E la Lombardia è la regione in cui il fenomeno del sommerso è maggiormente diffuso con ben 130.800 irregolari.
Sono cifre comunicate da Confartigianato Brescia e Lombardia che lancia un accorato allarme abusivismo. Secondo l’associazione infatti, a Brescia ne fanno le spese 15.339 aziende regolari (la stragrande maggioranza imprese artigiane) esposte di fatto a una concorrenza sleale.
“Ciò che emerge è persino peggio di quanto immaginato – afferma Eugenio Massetti – Tolleranza zero per un fenomeno che sottrae lavoro e redditori ai piccoli imprenditori e risorse finanziarie allo Stato, oltre a minacciare la sicurezza e la salute dei consumatori”.
I settori in cui il fenomeno è più diffuso sono ad esempio muratori e giardinieri “a tempo perso”, parrucchiere ed estetiste che operano nel salotti di casa. Spesso la pubblicità viaggia sul passaparola e ovviamente gli abusivi lavorano senza partita iva e senza idoneità certificate.
Tra le 13.711 imprese artigiane sotto pressione per concorrenza sleale da abusivismo si contano 2.865 nell’acconciatura ed estetica, 2.170 muratori e costruzioni, 1.966 pittori edili, 1.674 elettricisti, 1.663 manutenzione e autoriparazione, 1.444 idraulici, 828 riparazione di beni per uso personale e per la casa, 585 potatori e giardinieri, 259 tassisti, 210 fotografi.
“Occhio ai furbi!”
Confartigianato Imprese ha lanciato una campagna nazionale di informazione contro l’abusivismo dal titolo ‘Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani” che racconta attraverso i fumetti le principali disavventure in cui si va incontro quando ci si affida agli irregolare.
“Mettere in guardia i consumatori dal rischio di cadere nelle mani di operatori improvvisati, valorizzare qualità, durata, rispetto delle norme, convenienza e sicurezza del lavoro dei veri artigiani, ma soprattutto richiamare le Autorità a un’azione di controllo, repressione e contrasto all’evasione fiscale e contributiva – prosegue Massetti – La situazione è molto seria, oggi più di ieri: i meccanismi dellla concorrenza sleale del sommerso mettono fuori mercato i competitor regolari, rendono più difficile condurre politiche fiscali espansive e di riduzione fiscale, aumentando altresì la pressione fiscale sui contribuenti onesti. Ricordiamoci che in Italia questo mondo parallelo del sommerso vale 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil e il 12,6% del valore aggiunto nazionale, in cui non esistono regole e che produce danni ingenti alle imprese, alla sicurezza dei consumatori, alle casse dello Stato”.