Un paese incerto, impoverito, segnato da profonde diseguaglianze. Reso ancor più fragile dalla pandemia e dalla crisi economica che ne è seguita e ne seguirà. Dove resiste però, oggi come ieri, il saldo rifugio del nucleo familiare. E nel quale, a sorpresa, nei giorni più duri del lockdown, è emersa una forte coesione sociale, “manifestata nell’alta fiducia che i cittadini hanno espresso nei confronti delle istituzioni impegnate nel contenimento dell’epidemia, e in un elevato senso civico verso le indicazioni sui comportamenti da adottare”.
È questo il filo rosso del Rapporto Annuale dell’Istat 2020, che racconta un Paese affaticato, una drammatica crisi dell’occupazione che, stando a quanto riporta Repubblica, penalizza in particolare le donne, un digital divide che durante la pandemia ha lasciato indietro i bambini e i ragazzi più disagiati.
L’Italia è un paese a permanente bassa fecondità. Il numero medio di figli per donna oggi è di 1,29, nonostante il desiderio dichiarato del 46% delle coppie sia quello di metterne al mondo due. La rapida caduta della natalità potrebbe subire un’ulteriore accelerazione nel periodo post-Covid.
Recenti simulazioni, che tengono conto del clima di incertezza e paura associato alla pandemia in atto, mettono in luce un suo primo effetto nell’immediato futuro; un calo che dovrebbe mantenersi nell’ordine di poco meno di 10mila nati, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021.
La prospettiva peggiora ulteriormente se agli effetti indotti dai fattori di incertezza e paura si aggiungono quelli derivanti dallo shock sull’occupazione. I nati scenderebbero a circa 426mila nel bilancio finale del corrente anno, per poi ridursi a 396mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021.
Resto alto il desiderio di figli anche dopo i 40 anni, quando purtroppo è già difficile diventare genitori. Infatti tra il 2010 e il 2017 il numero di coppie che ha fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita è aumentato del 12%, il numero di gravidanze ottenuto cresciuto del 24%.