ÈliveBrescia TV

Italia: nuove scoperte suggeriscono un legame tra il leone di bronzo di Venezia e la Cina

Torreggiando in cima ad una colonna in Piazza San Marco, a Venezia, il massiccio leone di bronzo ha simboleggiato a lungo il potere e l'eredità della città. Eppure, la sua reale origine è rimasta a lungo un mistero. Un recente studio condotto da un team di scienziati italiani, tra cui archeologi, geoscienziati e sinologi, suggerisce che l'iconico leone di bronzo potrebbe in realtà avere radici che risalgono alla Dinastia Tang della Cina (618-907). "Sono stato affascinato dal leone sin dalla mia giovinezza per il suo aspetto unico", ha dichiarato a Xinhua Massimo Vidale, professore del Dipartimento di beni culturali dell'Università di Padova. "È così diverso da qualsiasi altra statua che abbiamo in Italia o in altre parti del mondo occidentale", ha aggiunto. L'origine del leone di Venezia, che è lungo circa quattro metri e pesa circa 3000 kg, ha confuso gli archeologi per anni. Tuttavia, i recenti progressi nell'analisi geoscientifica, insieme a un ampio database di fonti minerarie, stanno facendo luce sul suo passato. "Quando viene combinata con le analisi chimiche, l'analisi degli isotopi del piombo è attualmente il metodo migliore per valutare la provenienza del metallo", ha affermato Gilberto Artioli, professore del Dipartimento di geoscienze dell'Università di Padova. Artioli e il suo team hanno condotto l'analisi degli isotopi di piombo sul leone, utilizzando tre nuovi campioni prelevati dalla statua. "Al fine di confermare positivamente la provenienza, ci si deve affidare alla completezza del database utilizzato", ha sottolineato, osservando che la loro ricerca ha inserito nel database di confronto tutti i dati disponibili al momento in letteratura, i quali coprono la maggior parte dei depositi conosciuti in Eurasia, compreso uno studio del 2019 sulla composizione chimica dei minerali cinesi. "Sulla base dei campioni e dei dati disponibili possiamo sicuramente dire che le parti originali del leone sono state prodotte con rame estratto da depositi cinesi", ha concluso Artioli. Vidale ha aggiunto che questi risultati sugli isotopi sono in linea con le analisi stilistiche, che supportano un'origine cinese. La studiosa italiana Bianca Maria Scarfi aveva suggerito per prima nel 1990 che il leone di Venezia mostrasse somiglianze stilistiche con specifiche figure culturali cinesi. Ulteriori analisi hanno rivelato che le caratteristiche distintive del leone, come il grande naso, le narici allargate, i canini scoperti e l'espressione feroce, somigliano molto ai "guardiani delle tombe" dell'epoca Tang, alcuni dei quali sono esposti nel Museo di Luoyang, nella provincia centrale cinese dello Henan. "La forma complessiva del leone di bronzo di Venezia presenta caratteristiche tipiche dei 'guardiani delle tombe' della dinastia Tang", ha detto Li Kewei, ricercatore presso l'Istituto di archeologia di Luoyang, in un'intervista con Xinhua. Sebbene la rotta esatta che il leone potrebbe aver percorso rimanga sconosciuta, gli studiosi suggeriscono che potrebbe essere arrivato a Venezia tramite l'antica Via della seta, probabilmente la Via della seta marittima. "Ciò che è certo è che quando Marco Polo tornò a Venezia dalla Cina nel 1295, il leone era stato installato sulla cima della colonna a Piazza San Marco", ha osservato Vidale. Questa teoria suggerisce una profonda connessione tra Oriente e Occidente che risale ai tempi antichi, mettendo in evidenza il ruolo della Via della seta nello scambio culturale. "La connessione tra il leone di Venezia e la Cina riflette la vasta influenza della Via della seta", ha detto Vidale. Alla luce di nuove teorie e scoperte, e del continuo progresso nelle tecnologie archeologiche, il team di ricerca spera di stabilire partnership con istituzioni accademiche cinesi. "Sarebbe inoltre di grande aiuto poter collaborare con studiosi cinesi per approfondire le analisi", ha detto Artioli. "Spero ci sia la possibilità di confermare i dati ottenuti sia dal punto di vista analitico, cioè analizzando altre statue in bronzo cinesi dello stesso periodo al fine di confermare la diffusione/provenienza del metallo in epoca Tang, sia dal punto di vista stilistico e storico", ha aggiunto.

Roma, 14 nov 11:31 – (Xinhua) – Torreggiando in cima ad una colonna in Piazza San Marco, a Venezia, il massiccio leone di bronzo ha simboleggiato a lungo il potere e l’eredità della città. Eppure, la sua reale origine è rimasta a lungo un mistero.

Un recente studio condotto da un team di scienziati italiani, tra cui archeologi, geoscienziati e sinologi, suggerisce che l’iconico leone di bronzo potrebbe in realtà avere radici che risalgono alla Dinastia Tang della Cina (618-907).

“Sono stato affascinato dal leone sin dalla mia giovinezza per il suo aspetto unico”, ha dichiarato a Xinhua Massimo Vidale, professore del Dipartimento di beni culturali dell’Università di Padova.

“È così diverso da qualsiasi altra statua che abbiamo in Italia o in altre parti del mondo occidentale”, ha aggiunto.

L’origine del leone di Venezia, che è lungo circa quattro metri e pesa circa 3000 kg, ha confuso gli archeologi per anni. Tuttavia, i recenti progressi nell’analisi geoscientifica, insieme a un ampio database di fonti minerarie, stanno facendo luce sul suo passato.

“Quando viene combinata con le analisi chimiche, l’analisi degli isotopi del piombo è attualmente il metodo migliore per valutare la provenienza del metallo”, ha affermato Gilberto Artioli, professore del Dipartimento di geoscienze dell’Università di Padova.

Artioli e il suo team hanno condotto l’analisi degli isotopi di piombo sul leone, utilizzando tre nuovi campioni prelevati dalla statua. “Al fine di confermare positivamente la provenienza, ci si deve affidare alla completezza del database utilizzato”, ha sottolineato, osservando che la loro ricerca ha inserito nel database di confronto tutti i dati disponibili al momento in letteratura, i quali coprono la maggior parte dei depositi conosciuti in Eurasia, compreso uno studio del 2019 sulla composizione chimica dei minerali cinesi.

“Sulla base dei campioni e dei dati disponibili possiamo sicuramente dire che le parti originali del leone sono state prodotte con rame estratto da depositi cinesi”, ha concluso Artioli.

Vidale ha aggiunto che questi risultati sugli isotopi sono in linea con le analisi stilistiche, che supportano un’origine cinese. La studiosa italiana Bianca Maria Scarfi aveva suggerito per prima nel 1990 che il leone di Venezia mostrasse somiglianze stilistiche con specifiche figure culturali cinesi.

Ulteriori analisi hanno rivelato che le caratteristiche distintive del leone, come il grande naso, le narici allargate, i canini scoperti e l’espressione feroce, somigliano molto ai “guardiani delle tombe” dell’epoca Tang, alcuni dei quali sono esposti nel Museo di Luoyang, nella provincia centrale cinese dello Henan.

“La forma complessiva del leone di bronzo di Venezia presenta caratteristiche tipiche dei ‘guardiani delle tombe’ della dinastia Tang”, ha detto Li Kewei, ricercatore presso l’Istituto di archeologia di Luoyang, in un’intervista con Xinhua.

Sebbene la rotta esatta che il leone potrebbe aver percorso rimanga sconosciuta, gli studiosi suggeriscono che potrebbe essere arrivato a Venezia tramite l’antica Via della seta, probabilmente la Via della seta marittima.

“Ciò che è certo è che quando Marco Polo tornò a Venezia dalla Cina nel 1295, il leone era stato installato sulla cima della colonna a Piazza San Marco”, ha osservato Vidale.

Questa teoria suggerisce una profonda connessione tra Oriente e Occidente che risale ai tempi antichi, mettendo in evidenza il ruolo della Via della seta nello scambio culturale. “La connessione tra il leone di Venezia e la Cina riflette la vasta influenza della Via della seta”, ha detto Vidale.

Alla luce di nuove teorie e scoperte, e del continuo progresso nelle tecnologie archeologiche, il team di ricerca spera di stabilire partnership con istituzioni accademiche cinesi. “Sarebbe inoltre di grande aiuto poter collaborare con studiosi cinesi per approfondire le analisi”, ha detto Artioli.

“Spero ci sia la possibilità di confermare i dati ottenuti sia dal punto di vista analitico, cioè analizzando altre statue in bronzo cinesi dello stesso periodo al fine di confermare la diffusione/provenienza del metallo in epoca Tang, sia dal punto di vista stilistico e storico”, ha aggiunto. (Xin)

 © Xinhua

Exit mobile version