L’ottavo giorno di conflitto in Ucraina si apre con la notizia di un’importante conquista militare per le forze russe che hanno assunto il controllo della città portuale di Kherson, situata sulle coste del Mar Nero. Il sindaco Igor Kolykhaev, ammettendo la “caduta” della città, la scorsa notte ha lanciato un appello urgente alle truppe nemiche chiedendo loro di non aprire il fuoco sui civili. Kherson è la prima grande città ucraina a finire sotto il controllo russo dall’inizio del conflitto. Il sindaco, ammettendo di aver perso il controllo della città ha detto di non aver fatto “alcuna promessa” ai russi e di essere “interessato solo a garantire la vita regolare in città”.
“Ho solo chiesto loro di non sparare alle persone”, ha aggiunto il primo cittadino della città ucraina. Procede a rilento, invece, l’operazione di accerchiamento di Kiev, la capitale dell’Ucraina, che comunque nella notte è stata bersaglio di bombardamenti i cui obiettivi, tuttavia, restano incerti, così come le persone che potrebbero esservi rimaste coinvolte. Di certo c’è che ieri sera una forte esplosione è avvenuta nei pressi della stazione ferroviaria centrale della capitale, in un’area molto vicina a dove centinaia di sfollati stanno cercando riparo dai bombardamenti russi. Secondo quanto riferito dall’ultimo aggiornamento diramato dall’Esercito ucraino, le forze russe hanno proseguito il loro assalto alle aree vicine alla capitale, in particolare Vyshgorod, Fastiv e Obukhiv, ma presidi militari russi sono stati rilevati anche in altre aree che circondano la capitale ucraina.
Intanto resta fermo a circa 25 chilometri da Kiev il convoglio di mezzi corazzati russo lungo oltre 60 chilometri diretto verso la capitale ucraina. Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha dichiarato che il convoglio non avrebbe compiuto alcun progresso significativo nell’arco delle ultime 48 ore, avanzando soltanto di una manciata di chilometri. Secondo Kirby l’avanzata del convoglio è “in una fase di stallo”, dato che i mezzi russi “non hanno compiuto secondo le nostre stime alcun progresso nell’arco delle ultime 24-36 ore”.
Il portavoce ha ipotizzato che le forze russe dirette verso Kiev si siano raggruppate per valutare i progressi compiuti sinora e che, secondo l’intelligence Usa, sarebbero stati deludenti. Non si escludono, inoltre, rallentamenti dovuti a problemi di carburante per i mezzi e a un ponte che sarebbe stato fatto saltare lungo il percorso del convoglio da un gruppo di sabotatori ucraini. Seppur non del tutto confermata, invece, sembra quasi certo l’accerchiamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande del Paese con sei dei 15 reattori presenti nel territorio ucraino. Situata nell’area centro-meridionale del Paese, la centrale di Zaporizhzhia è certamente un obiettivo strategico per l’offensiva russa. Dopo la presa di Kherson è proprio il fronte meridionale quello in cui le forze russe hanno concentrato evidentemente i loro sforzi. Gli obiettivi principali, in questo momento, sono la città di Mariupol, il principale porto sul Mar d’Azov, e Odessa, altro importante scalo marittimo sulle coste del Mar Nero.
Secondo l’ultimo aggiornamento diramato questa mattina dalle forze armate ucraine, Mariupol – nonostante “gli implacabili bombardamenti” subiti – resta sotto il controllo delle autorità. Dalla giornata di ieri, tuttavia, le forze russe hanno completamente accerchiato la città e, secondo fonti d’intelligence, stanno colpendo diverse infrastrutture civili critiche e anche alcune aree residenziali con l’obiettivo di indurre la città alla resa. La situazione resta in divenire nei dintorni di Odessa, altra città meridionale dell’Ucraina e altro porto particolarmente importante per consolidare l’asse meridionale dell’avanzata russa. In quest’area, oltre al lancio di razzi contro il centro della città, sono stati rilevati movimenti di truppe aviotrasportate russe.
In questo clima certo non sereno dovrebbe svolgersi oggi il secondo round di colloqui fra le delegazioni di Russia e Ucraina per trovare una soluzione diplomatica al conflitto in corso. Un membro della delegazione ucraina per i colloqui con la Russia, David Arakhamia, ha però dichiarato ieri sera su Facebook che i negoziati odierni non si svolgeranno nella foresta di Belovezhskaya Pushcha, un parco nazionale situato in territorio bielorusso nei pressi del confine con la Polonia. Ieri il capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky, aveva affermato che la parte ucraina era partita in serata da Kiev e sarebbe giunta presso il luogo delle trattative questa mattina. Secondo Medinsky, l’ipotesi di un cessate il fuoco sarà sul tavolo dei negoziati.
Ventilata quasi come una “pre-condizione” dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, quella del cessate il fuoco, anche temporaneo, sembra l’unica strada possibile per evitare un ulteriore aggravamento della situazione sul terreno nelle prossime 24 ore e della crisi umanitaria che, secondo i dati delle Nazioni Unite, ha già visto un milione di persone scappare dall’Ucraina per trovare riparo nei Paesi vicini. Proprio questa mattina, Zelensky ha pubblicato un nuovo messaggio video alla nazione in cui oltre a promettere “una feroce resistenza” contro gli occupanti; il presidente ha parlato di ben 9 mila militari russi uccisi dall’inizio dell’operazione militare, un numero decisamente superiore ai 498 ammessi ieri, per la prima volta, dal ministero della Difesa di Mosca. Proprio ai soldati russi, definiti giovani e inesperti, Zelensky ha rivolto un messaggio, invitandoli all’insubordinazione.
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