La partita di Champions League del 19 febbraio tra Atalanta e Valencia, disputata allo stadio di San Siro a Milano, potrebbe essere stato un evento super-diffusore del Covid-19, consentendo al virus di contagiare migliaia di persone.
E’ quanto emerge da un’indagine realizzata dall’agenzia di data management Intwig, in collaborazione con la trasmissione “Report” e la testata “Bergamonews” incrociando i dati Istat sulla mortalità, quelli del sondaggio condotto su 3.400 tifosi presenti al match e l’analisi dei comuni in cui si sono venduti più biglietti.
“Secondo noi si è trattato di un evento super-diffusore”, spiega ad “Agenzia Nova” Aldo Cristadoro, fondatore e amministratore delegato di Intwig. “Si tratta di un’ipotesi sulla quale andranno fatte altre verifiche. Il nostro studio ha più valenza sociologica che epidemiologica – precisa – Ovviamente tutti erano inconsapevoli ma in quel momento si è consumata la tempesta perfetta perché è difficile replicare un evento così, con alcune decine di migliaia di persone che si muovono contemporaneamente da un posto per raggiungere un altro posto, muovendosi in pullman, ammassandosi in metropolitana, negli assembramenti pre partita e nei festeggiamenti per la vittoria”, continua Cristadoro.
Una serie di drammatiche coincidenze, come quella che la partita Atalanta-Valencia, molto attesa a Bergamo, venne giocata a Milano per ragioni di omologazione dello stadio, che rendono quell’evento per certi versi irripetibile. Considerando poi che il vero problema non sarebbe stato il contagio all’interno dello stadio, comunque all’aperto, ma quello avvenuto durante gli spostamenti.
L’ipotesi più credibile è infatti che i contagi siano avvenuti durante il viaggio da Bergamo a Milano. Quanto possa aver pesato lo spostamento di 36 mila persone, senza distanziamento, emerge anche dalle risposte degli intervistati: gran parte di questi si è mossa con pullman organizzati (19 per cento) o in macchina con amici (67 per cento), prendendo poi la metropolitana. “Un pullman a febbraio con riscaldamento a massimo, chiuso, con gente che urla e canta di gioia è l’humus perfetto per coltivare il virus. Da Bergamo sono partiti 100-120 pullman”, spiega Cristadoro. Inoltre, sempre dallo studio, emerge che oltre un quinto dei tifosi che erano presenti allo stadio San Siro quella sera, circa 7.800-8.200 persone considerando il campione di coloro che hanno risposto al questionario, pari a 3.402 tifosi bergamaschi, ha dichiarato di aver avuto sintomi riconducibili al Covid entro due settimane dall’evento. Una buona parte di questi, circa 2.500 – 2.700 persone, ha poi effettuato un test, risultando effettivamente positivo al Covid-19.
Un’ulteriore conferma dell’ipotesi è stata riscontrata dall’analisi dei dati forniti da “Report” sui biglietti venduti per comune, che conferma come la gran parte dei tifosi fosse concentrata nell’aera urbana di Bergamo e nelle valli e fossero invece relativamente meno presenti in tutta la fascia sud della provincia.
“Come dimostra una nostra analisi dei dati sulla sovramortalità da Covid-19 in Lombardia, e molti altri studi, è altamente ipotizzabile che il virus circolasse già in alcune zone, tra cui la Val Seriana”, e che quindi la partita Atalanta-Valencia non sia stata stato l’elemento scatenante, ma una vera “bomba” per la diffusione del virus nella provincia di Bergamo.
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